Arruffapopoli
ar-ruf-fa-pò-po-li
Significato Sobillatore con secondi fini
Etimologia voce coniata da Giuseppe Giusti forse nel 1848, composto di arruffare (che è dal longobardo ricostruito raffen ‘strappare’) e popolo.
Parola pubblicata il 10 Giugno 2020
Una parola può essere ricercata senza essere dotta in maniera inaccessibile. Qui siamo davanti a un termine di questo tipo, che coglie una figura eterna esaltandone profili specifici in maniera brillante.
L’idea poetica che costituisce l’arruffapopoli è mirabile, e non ci stupisce scoprirla parola d’autore, coniata da Giuseppe Giusti a metà Ottocento. Se chiediamo ai dizionari, l’arruffapopoli (o arruffapopolo) è un sobillatore, qualcuno che incita la gente alla rivolta — specie con secondi fini. Ma per evitare di appiattirlo, è bello vedere che cosa ne diceva il Giusti descrivendolo.
L’arruffapopoli crea disordine e scompiglio in un gruppo come fosse una chioma, e lo fa con la sua doppiezza, dividendo e annodando. Lo significa con l’arruffare, verbo ruvido di origine germanica, longobarda (il ricostruito raffen significa ‘strappare’), composto con popolo. Non ha la larghezza carismatica e pastorale del demagogo, né è vago come l’agitatore o difficile da comprendere come il populista, che per quanto sulla cresta dell’onda non ci rende un’immagine immediatamente definita: l’arruffapopoli spicca specificamente per la sua straordinaria capacità di essere totalmente contraddittorio, per la sua ricerca costante della minore resistenza: una chimera bizzarra in cui superbia, viltà e inettitudine si muovono insieme in maniera rozza ma efficace per manipolare e confondere il popolo. Infine, lo attende il premio di qualche ombroso tornaconto personale.
Questa parola ha il vantaggio elevato di essere precisa e immediatamente evocativa. Anche chi non l’ha mai sentita prima è subito in grado di apprezzarla, senza spiegazioni. L’arruffapopoli è un mestatore inserito in una dimensione politica: prospera nel disordine che coltiva in maniera diabolica, senza costruire nulla.
Parleremo dell’arruffapopoli che salta di qua e di là dalla barricata spargendo torti e dubbi incompatibili per indebolire tutte le posizioni tranne la sua; al dibattito l’arruffapopoli risponde alle domande in maniera inconseguente, caotica e incendiaria; e da arruffapopoli ci si guadagna una notorietà che permetterà un lauto raccolto.
Una figura ricca, sfaccettata e senza tempo, che si può riconoscere in ogni frangente storico — e che anzi è importante saper riconoscere per guardarsene.