Cabrare
ca-brà-re (io cà-bro)
Significato Di velivolo, impennarsi; nel linguaggio cinematografico, fare una panoramica dal basso verso l’alto
Etimologia dal francese cabrer ‘impennarsi, alzarsi come una capra’, dal provenzale cabra ‘capra’.
Parola pubblicata il 03 Giugno 2018
La parola è bellissima, ma prima c’è da considerare un aspetto storico. Il verbo francese cabrer è vecchio come il cucco - fra settant’anni festeggiamo il novecentesimo anniversario della prima attestazione, facciamo un apericena, non prendete impegni, siete tutti invitati. Si tratta di un umilissimo derivato di ‘cabra’, e per lunghi lunghi secoli ha avuto significati che poco se ne allontanavano: l’impennarsi, come fa la capra (mamma mia come sono minacciose le capre quando s’impennano), l’irritare, l’istigare e simili, significati che si riconducono giusto alla reazione dell’impennarsi. Inizia il Novecento e il cabrer, anzi parliamo dell’omologo italiano ‘cabrare’, viene accolto nel lessico specialistico di due nuove discipline: l’areonautica e il cinema.
Se tutti sanno che cos’è una picchiata, ebbene la cabrata è il suo contrario: è ancora una volta un’impennata, ma di un velivolo (o simile) che prende rapidamente quota, muso al cielo. Quando il vento gl’impedisce all’ultimo di atterrare, il pilota cabra rapidamente e gira per un secondo tentativo, nella piena rilassatezza dei passeggeri; l’albatro che riesce ad acchiappare in aria un pesce volante cabra senza sforzo, solo stendendo le larghe ali; e il gabbiano mi frega dalle mani il panino, sfuggendo alla mia ciabatta con una cabrata acrobatica.
Nel linguaggio cinematografico invece la cabrata è una panoramica dal basso verso l’alto. New York: per dare la solita idea dell’imponenza dei canyon artificiali della Grande Mela, la telecamera cabra, accarezzando in uno sguardo da sotto in su l’altezza a perdita d’occhio dei grattacieli; a metà scena entra un personaggio autoritario e impositivo, subito caratterizzato così da una cabrata che al livello del pavimento va dagli stivali al sigaro; meraviglia del bosco: dall’altezza dei nostri occhi la visuale cabra lungo la verticale dei tronchi fino al solaio verde delle chiome, trapunto di sole.
Insomma, il cabrare è roba arcinota, ed è un verbo preciso, elegante e che si può usare con disinvoltura. Oltretutto, è una testimonianza magnifica di come le parole possano nobilitarsi (dalla capra rissosa alla manovra aeronautica, mica male), e di come un sistema estroso e intelligente di analogie possa dar loro pieghe inattese.