Cabrare

ca-brà-re (io cà-bro)

Significato Di velivolo, impennarsi; nel linguaggio cinematografico, fare una panoramica dal basso verso l’alto

Etimologia dal francese cabrer ‘impennarsi, alzarsi come una capra’, dal provenzale cabra ‘capra’.

La parola è bellissima, ma prima c’è da considerare un aspetto storico. Il verbo francese cabrer è vecchio come il cucco - fra settant’anni festeggiamo il novecentesimo anniversario della prima attestazione, facciamo un apericena, non prendete impegni, siete tutti invitati. Si tratta di un umilissimo derivato di ‘cabra’, e per lunghi lunghi secoli ha avuto significati che poco se ne allontanavano: l’impennarsi, come fa la capra (mamma mia come sono minacciose le capre quando s’impennano), l’irritare, l’istigare e simili, significati che si riconducono giusto alla reazione dell’impennarsi. Inizia il Novecento e il cabrer, anzi parliamo dell’omologo italiano ‘cabrare’, viene accolto nel lessico specialistico di due nuove discipline: l’areonautica e il cinema.

Se tutti sanno che cos’è una picchiata, ebbene la cabrata è il suo contrario: è ancora una volta un’impennata, ma di un velivolo (o simile) che prende rapidamente quota, muso al cielo. Quando il vento gl’impedisce all’ultimo di atterrare, il pilota cabra rapidamente e gira per un secondo tentativo, nella piena rilassatezza dei passeggeri; l’albatro che riesce ad acchiappare in aria un pesce volante cabra senza sforzo, solo stendendo le larghe ali; e il gabbiano mi frega dalle mani il panino, sfuggendo alla mia ciabatta con una cabrata acrobatica.

Nel linguaggio cinematografico invece la cabrata è una panoramica dal basso verso l’alto. New York: per dare la solita idea dell’imponenza dei canyon artificiali della Grande Mela, la telecamera cabra, accarezzando in uno sguardo da sotto in su l’altezza a perdita d’occhio dei grattacieli; a metà scena entra un personaggio autoritario e impositivo, subito caratterizzato così da una cabrata che al livello del pavimento va dagli stivali al sigaro; meraviglia del bosco: dall’altezza dei nostri occhi la visuale cabra lungo la verticale dei tronchi fino al solaio verde delle chiome, trapunto di sole.

Insomma, il cabrare è roba arcinota, ed è un verbo preciso, elegante e che si può usare con disinvoltura. Oltretutto, è una testimonianza magnifica di come le parole possano nobilitarsi (dalla capra rissosa alla manovra aeronautica, mica male), e di come un sistema estroso e intelligente di analogie possa dar loro pieghe inattese.

Parola pubblicata il 03 Giugno 2018