Cernecchio

cer-néc-chio

Significato Ciocca di capelli scomposta, disordinata, arruffata

Etimologia dal latino cerniculum ‘setaccio’ e poi ‘scriminatura’, da cernere ‘vagliare, separare’.

Sgombriamo il campo da ogni fraintendimento: questa è una parola unica, praticamente priva di sinonimi paragonabili. Descrive un elemento della realtà che ci è del tutto consueto e che altrimenti ci arrangiamo a rappresentare con termini generici e circonlocuzioni. Ciò nondimeno è poco nota e poco usata, e ha un gusto letterario.

A partire dal latino tardo cerniculum, che ha significato prima il setaccio, poi la scriminatura dei capelli (compiono sempre una separazione, da cernerevagliare, separare’), il cernecchio è una parola umile che a lungo percorre la storia della nostra lingua senza farsi accogliere nello scritto, in maniera carsica, sotterranea: infatti emerge solo in attestazioni di metà Seicento. Ed emerge con il significato di ciuffo di capelli scomposto, disordinato (che, non nel migliore dei modi, si distingue).

Grazie a questa risorsa, potremo quindi parlare della capigliatura tutta cernecchi che ci invita da ogni specchio a fare un salto dal barbiere, dei due cernecchi superstiti che l’amico continua a pettinarsi come fosse Raperonzolo, del cernecchio sulla fronte amata che ispira sprezzatura e ci pare bellissimo.

Ma naturalmente si possono anche guardare con astio i cernecchi di loglio che rimangono ritti e spavaldi ai margini del prato dopo la nostra fatica col tagliaerba, dei cernecchi verdi che restano sulla cima dell’albero leccato dal fuoco, dei cernecchi di finocchio selvatico cacciati in una pietanza non eccellente.

Se lo spelacchiato considera una condizione generale notando ciò che manca, il cernecchio ribalta l’ottica mostrandoci in maniera netta i ciuffi che ci sono, sgraziati, scomposti, disordinati, arruffati, come né il nome del ciuffo stesso (anzi vigoroso e fluente), né quello della ciocca (più pesante e discreta) sanno da soli evocare.

Dopotutto, il cernecchio basta ascoltarlo, più che guardarlo. Il suo intero suono, ricco ma rotto nel suo fluire, e che echeggia un diminutivo, pare descriverci una bizzarria domestica, ispida e disarmonica. Una vera meraviglia.

Parola pubblicata il 20 Luglio 2020