Cimasa

ci-mà-sa

Significato Cornice sporgente che circonda la sommità di un elemento architettonico o di un mobile

Etimologia attraverso il lombardo scimasa, dal latino tardo cymàtium, prestito dal greco kymátion, letteralmente diminutivo di kŷma ‘onda’.

Si capisce subito che la cimasa ha a che fare con la cima, e descrive qualcosa che ci è ben noto, anche se passa spesso inosservato e il suo nome è un po’ insolito.

Nel mondo di oggi, la cimasa è una cornice sporgente, spesso decorata, una specie di modanatura, di fascia sagomata posta alla sommità di un elemento architettonico o di mobilio. Pensiamo alle parti più alte di mobili importanti ma un po’ vecchiotti, pensiamo ai cornicioni curvilinei dei grandi palazzi, alle cornici dei piedistalli irte di punte per scoraggiare i piccioni ignari della dignità della statua, ma anche alle pietre larghe poste al sommo del muretto su cui ci sediamo col bicchiere in mano, ancora calde mentre l’aria rinfresca. Quelle sono cimase — e vediamo bene come questo significato abbia un equilibrio potente fra versatilità d’impiego e precisione descrittiva. Carattere distintivo delle parole vive e poetiche: dolci, malleabili eppure penetranti.

Questo ha permesso alla cimasa di attraversare i secoli adattandosi a descrivere elementi diversi, peraltro con un passaggio peculiare: la cimasa, dal latino tardo cymàtium, ci arriva nel XVI secolo attraverso il lombardo scimasa.

Nell’antichità classica le cimase — che troviamo ad esempio nella complessa scansione del tempio greco — non erano solo pensate come un elemento di cornice, ma avevano anche la funzione di impartire il giusto angolo di scolo alla pioggia. Sia per ornamento, sia per funzionalità, la forma a onda, con una parte concava e una convessa, fu la preferita, anzi ne diede il nome: il greco kymátion è letteralmente il diminutivo di kŷma, che fra i suoi molti significati ebbe quello di ‘onda’. La cimasa è un’ondina. E sì, c’entra con la nostra cima, parola da sempre molto vasta, che nei suoi stati precedenti in greco prima e in latino poi ha maturato quegli estremi che conosciamo bene quando affratelliamo le Cime di Lavaredo e le cime di rapa.

Parola pubblicata il 01 Luglio 2020