Diade

dì-a-de

Significato Coppia, dualità

Etimologia voce dotta recuperata dal latino tardo dyas, prestito dal greco dyás ‘coppia, dualità’, da dýo ‘due’.

A leggerne i significati, non ci dovrebbe essere parola più semplice: la diade è una coppia — si può chiudere il dizionario. Ma allora perché posso parlare normalmente di una coppia d’assi, di una coppia di cavalli, di una relazione di coppia — e invece parlare di una diade d’assi, una diade di cavalli e una relazione di diade ha un sapore del tutto differente?

Una risposta grossolana ma sostanzialmente giusta è che ‘coppia’ è una parola popolare, che ha attraversato la storia del latino e della sua trasformazione in lingue volgari, fino ad oggi, senza soluzione di continuità, mentre la diade porta scritto sul suo passaporto ‘voce dotta di origine greca’ — e subito alla frontiera si tolgono tutti il cappello. Quindi la differenza nell’uso è innanzitutto una differenza di registro, e di ambito d’uso.

Se ‘coppia’ ha una versatilità totale, capace di farci parlare della coppia di elettroni, della coppia di candelieri orrendi che ci hanno regalato e della coppia che ha stravinto il torneo di briscola anche quest’anno, la diade ha trovato terreno fertile come termine tecnico: si parla di diadi in matematica, in biologia, in filosofia, in psicanalisi — dove in particolare è stato impiegato con un uso suggestivo (introdotto da René Spitz, che condusse studi in quest’ambito a partire dagli anni ‘30) per indicare il rapporto fra madre e lattante.

Ma la diade (peraltro attestata dagli anni ‘40 dell’Ottocento) è stata anche accolta nella lingua comune, e lo ha fatto con una sfumatura peculiare: ci rendiamo facilmente conto di come la diade non sia semplicemente una coppia — cioè non sia costituita da due elementi distinti che s’incontrano, e si ritrovano legati insieme, e separabili: è piuttosto una dualità, una manifestazione in due parti (anche contrapposte) di un uno, di un tutto. Termine serio, di grande peso e suggestione. Così si può parlare di come il compito educativo sia diviso nella diade di scuola e famiglia, delle diadi culinarie di pane e olio, o baristiche di cappuccino e cornetto, dell’ineluttabilità della diade politica di destra e sinistra, o della diade dei diritti e dei doveri.

Ma magari — sperimentando, e riprendendo l’intuizione iniziale della differenza con la coppia — anche della diade di vecchi cavalli che inseparabilmente, con riti consueti, percorre i perimetri dell’ampia recinzione del campo, della diade d’assi che conserviamo gelosamente, carte di un mazzo perduto su cui la nonna, alla fine di una partita, aveva scritto con urgenza una breve poesia.

[E il diadema? C’entra qualcosa? Ben poco: il verbo greco diadéo significava ‘legare attorno’, da cui prima il significato di benda e quindi quello di corona attribuito al termine diádema.]

Parola pubblicata il 02 Aprile 2021