Dollaro

dòl-la-ro

Significato Unità monetaria di oltre venti Paesi, fra cui Stati Uniti, Canada e Australia

Etimologia dall’inglese dollar, dal basso tedesco daler a sua volta dal tedesco Taler ‘tallero’, abbreviazione di Joachimstaler ‘della valle di Gioacchino’.

  • «Posso pagare in dollari?»

È una parola che echeggia in tutto il mondo: nome ricorrente di moneta, in particolare portato dal potente dollaro statunitense, quale sia la sua storia è invece poco noto — e cerchiamo di leggerla cercando di apprezzare la straordinaria continuità fra i fatti del mondo.

L’inglese dollar deriva da un termine del basso tedesco — una lingua germanica, parlata sul continente fra Mare del Nord e Baltico (anche se sempre meno); questo nome, ‘basso tedesco’, evoca la caratteristica d’essere parlato nelle terre basse, pianeggianti, vicino al mare, e con l’inglese ha una forte parentela. Però possiamo anche notare che questo daler è evidentemente figlio del tedesco Taler, da cui viene l’italiano ‘tallero’, altro nome di moneta — ma chi è la nonna? Dobbiamo tornare indietro nel tempo di circa 500 anni.

Il Rinascimento fu un periodo di grande fermento anche sul versante monetario: l’economia europea cercava nuove valute forti, e furono fatti diversi esperimenti politici e monetari. In particolare i Conti di Schlick, in Boemia (Repubblica Ceca dei giorni nostri), usarono l’argento di certi loro giacimenti appena scoperti nella valle di Gioacchino (dedicata a san Gioacchino, padre di Maria) per coniare una nuova moneta. Con fantasia la chiamarono il Joachimstaler Guldengroschen, letteralmente il grosso aureo della valle di San Gioacchino (‘Guldengroschen’ era un nome oramai consolidato per importanti monete d’argento che intendevano corrispondere al valore di monete d’oro, specie agganciate al fiorino).

Questa moneta del 1519 ebbe successo: i fratelli Schlick, seduti sui loro cumuli d’argento, seppero promuoverla, e con alti appoggi fu fatta girare in aree sempre più ampie. Certo che Joachimstaler Guldengroschen è un nome un po’ impegnativo — per gli amici basta Taler. Se ci aggiungiamo che l’idea ebbe come epigoni tutti quei signori che avevano una certa disponibilità di questo metallo, e che quella di Gioacchino non fu nemmeno l’unica valle (Tal) eponima di moneta della zona (quindi di valute che finivano in -taler ce ne furono diverse), abbiamo la formula della fortuna del nome ‘tallero’ e di tutti i suoi omologhi — paese che vai, anche del ‘dollaro’.

Peraltro giunse oltreoceano con il dominio globale degli spagnoli: il loro real de a ocho (‘pezzo da otto’, una moneta in argento) era diffuso in tutto il mondo, e fu chiamato anche ‘dollaro spagnolo’: in America servì da modello per il nuovo dollaro statunitense. Inoltre, pare, la tradizionale raffigurazione sul real de a ocho delle Colonne d’Ercole, con una fascia serpeggiante che recava il motto nazionale Plus ultra (‘oltre, più avanti’), una volta stilizzata è plausibile abbia originato il simbolo del dollaro (e del paperdollaro).

Insomma, la Federal Reserve emette letteralmente ‘valligiani’, e in questo rustico nome echeggia il passato della ridente città termale di Jáchymov, tremila abitanti, a ovest di Praga.

Parola pubblicata il 31 Gennaio 2023