Estrinsecare

e-strin-se-cà-re (io e-strìn-se-co)

Significato Manifestare all’esterno, dimostrare praticamente, esprimere

Etimologia voce dotta recuperata dal latino extrìnsecus ‘dal di fuori’ avverbio che nel latino tardo è usato come aggettivo, composto dagli avverbi extrim ‘fuori’ (non attestato, derivato di exter ‘esterno’) e secus ‘lungo’.

  • «Le previsioni per il viaggio si estrinsecano nell'equipaggiamento.»

Questa è una di quelle parole che alzano subito il tono di una frase, e in effetti ha una messa a fuoco estremamente raffinata su un concetto, su un fatto complesso e intellettualmente rilevante. Perciò qui ci toccherà fare qualche discorso sottile. Però ha anche un atteggiamento pratico nella descrizione del mondo, che la tiene al riparo più di altre dall’impressione di supponenza — e alla fine proprio la sua dimensione pratica d’uso è piuttosto semplice. In carrozza.

Partiamo dal punto più tranquillo: ‘estrinsecare’ significa manifestare all’esterno. Sembra un significato facile, e lo è. Addirittura non è poi molto distante da un esprimere, si direbbe, ma ragioniamoci — fare questi distinguo è il sale della riflessione sulla lingua.

L’espressione ha spesso un tratto diretto, è veicolata da parole o da quei gesti del corpo che sono essi stessi un linguaggio, magari anche dall’arte. L’estrinsecazione ha sempre ad oggetto qualcosa di interiore, di coperto che esce, si esterna, ma si manifesta con una mediazione maggiore — con segni che magari non definiremmo strettamente come ‘linguaggi’, manifestazioni spesso piuttosto affini a dimostrazioni. Ma facciamo qualche esempio o ci perdiamo.

Io posso esprimere il mio pensiero anche così, all’impronta, e dire pane al pane e vino al vino, o esprimere il mio disagio con lo sguardo, con la posizione del corpo, e anche esprimere la mia gioia con un disegno. L’esprimere offre un’informazione in maniera immediatamente ricevibile. L’estrinsecare invece porta fuori qualcosa che spesso è profondo e complesso, e che all’esterno si mostra, si fa notare, si fa decifrare.

Se dico che in questa opera d’arte l’artista si estrinseca in tutte le sue contraddizioni, non intendo dire che qui si è espresso in qualche maniera; intendo dire che qui l’intimità del suo dono artistico e della sua complessità umana si è manifestata — che qui l’interiore ha preso forma esteriore, visibile. Si fa atto.

Così scrivere libri o fare giochi di ruolo estrinseca l’universo delle nostre fantasie; così estrinsechiamo un sentimento di rabbia in un’attività fisica forsennata; estrinsechiamo la nostra invidia con parole di sprezzo e denigratorie. Com’è diverso questo estrinsecare dall’esprimere!
La fantasia non è espressa dall’invenzione, è manifestata dall’invenzione; non esprimo la mia rabbia in palestra (mi accompagnerebbero all’uscita), ma le faccio prendere una forma esterna, la riduco ad atto; con le mie parole velenose non esprimo la mia invidia, la sto ben covando — solo che un animo sensibile la vede, la decifra.

Poi certo, siamo sempre in tempo ad approssimare ‘esprimere’ ed ‘estrinsecare’, ma questa sfumatura non di uno spremere fuori così com’è, quanto di un far prendere forma all’esterno, resta: quando dico che estrinseco la mia impressione in un messaggio pubblico, marco la scelta di farle prendere questa forma; quando noto come la poeta estrinsechi la sua esperienza in versi, evidenzio il modo in cui questa esperienza si sia tradotta in un atto. Potremmo dire che io esprimo la mia impressione in un messaggio, che la poeta esprime la sua esperienza in versi, ma sarebbe semplicemente diverso.

Resta da chiarire una cosa: da dove salta fuori questa parola? Viene coniata nel Seicento a partire dall’estrinseco — un termine che vive in vesti piuttosto diverse. Indica ciò che non è proprio di una particolare natura, essenziale (avere tre lati è una proprietà intrinseca del triangolo, essere rosso è una proprietà estrinseca), ma più genericamente qualifica anche ciò che si manifesta esteriormente — e di qui il nostro estrinsecare.

Parola pubblicata il 14 Gennaio 2023