Fievole
fiè-vo-le
Significato Debole, detto di voce o suono
Etimologia dal latino flebilis ‘lacrimevole, commovente, commiserevole, triste’, da flère ‘piangere’.
Parola pubblicata il 17 Agosto 2019
fiè-vo-le
Significato Debole, detto di voce o suono
Etimologia dal latino flebilis ‘lacrimevole, commovente, commiserevole, triste’, da flère ‘piangere’.
Parola pubblicata il 17 Agosto 2019
Permettiamoci stavolta di toccare subito con la mano il centro pulsante di questa parola, che è una connessione poetica: il debole, significato col pianto.
Questo aggettivo ha avuto un passato di significati molto variegati, anche se adesso si applica con minima variabilità al suono, in particolare a quello della voce; ma l’impronta fondamentale, fin dalla sua alba duecentesca, in italiano è sempre stata quella: la debolezza. Ora, se noi guardiamo i significati del latino flebilis, da cui trae origine per via popolare il nostro fievole (per via dotta ci arriva il flebile, molto più aderente all’originale latino), abbiamo quelli che ci aspetteremmo normalmente legati al pianto: è flebilis il lacrimevole, ciò che può essere commiserato, ciò che spinge alla commozione, perfino il triste, descrivendo col suffisso -bilis, giunto al verbo flère, giusto l’inclinazione al pianto.
Il punto è che il flère stesso non ci parla di un pianto rumoroso (addirittura secondo alcuni linguisti ha un’origine onomatopeica) e sussume il piangere nel gocciolare, nello stillare. Non è il pianto gridato, non è quasi neppure rotto, sembra un pianto scorrevole e appena gemente. E questo è in linea col commovente, col commiserevole, che non suscitano reazioni scomposte di tragico dolore, anzi nella loro levità quasi non fanno rendere conto delle lacrime finché non si sente il salato, la goccia. Non pianto drammatico ma pianto silenzioso, debole. Forse è questo il punto che unisce pianto e debolezza. O forse invece misura la debolezza del misero che suscita quella compassione.
Si odono nel caos fievoli parole di saggezza, una musica fievole di pianoforte proviene dalle finestre più alte del palazzo, e quando siamo soli ed è tutto il giorno che non parliamo, rispondiamo con voce fievole al telefono. Non c’è pianto né commozione nel nostro fievole. Svuotato dalle lacrime e dalla commiserazione, il fievole ci resta come misura: il fievole non è un debole astratto, è debole come il pianto commosso, o forse come ciò che commuove al pianto. Questo è un nesso poetico.