Glissando

Le parole della musica

glis-sàn-do

Significato Didascalia che prescrive l’esecuzione di un passaggio tra due note scivolando gradualmente dall’una all’altra, senza far distinguere i suoni intermedi; in un’altra accezione, articolando i suoni intermedi distintamente, nota per nota

Etimologia sostantivo derivato dal gerundio del verbo glissare, ossia evitare di approfondire un argomento, soprattutto se scabroso; prestito dal francese glisser ‘scivolare, slittare’, dalla contaminazione dell’antico verbo glier con glacer, propriamente ‘ghiacciare’.

  • «La Rhapsody in Blue di Gershwin si apre con un celebre glissando di clarinetto.»

In Italia il glissando era detto strisciando, didascalia che fu stampata per la prima volta nel Capriccio stravagante di Carlo Farina del 1627. Questa composizione sfrutta numerosi effetti del violino, strumento che stava ormai sgominando tutta la concorrenza e in particolare quella del cornetto, uno dei fiati dal timbro più dolce e caldo mai inventato dall’uomo.

L’antesignano del glissando è il portamento di voce, che consisterebbe appunto nel ‘portare’ la voce da una nota all’altra, scivolando indistintamente tra due suoni. Forse questo può ricordare la sirena di un’ambulanza che squarcia l’aria inquietandoci, scivolando dalle frequenze gravi a quelle acute e viceversa, ma possiamo credere che i cantanti del tempo facessero qualcosa di meglio. E probabilmente c’è dell’altro.

Nel 1723 Pierfrancesco Tosi descrisse lo scivolato con queste parole:

Formasi in maniera, che la sua prima nota conduca tutte quelle, che gli vengono appresso così strettamente unite di grado, e con tanta uguaglianza di movimento, che cantando s’imiti un certo sdruccioloso liscio, che da’ Professori è detto Scivolo, i di cui effetti sono veramente gustosissimi, allorché un Vocalista se ne serve di rado.

Il passo è pertinente, visto che ‘scivolare’ in francese si dice glisser e l’effetto descritto assomiglia molto al glissando come lo intendiamo oggi. Nello stile ‘patetico’ in tempo lento, Tosi raccomanda anche un’altra variante chiamata ‘strascino’, che si applica in modo che la voce sia ‘strascinata dolcemente’ dall’acuto al grave, passando dal forte al piano, esitando con grazia. Sostiene che nel canto non c’è «invenzione, né studio più atto a toccar il cuore di questo», ma ammette anche che «la spiegazione sarebbe più facile a capirsi dalla Musica, che dalle parole».

La parola glissando comparve in Italia sullo scorcio dell’Ottocento, inequivocabilmente importato dalla Francia. Nei primi decenni del Novecento si provò a distinguere tra glissando e portamento. Il primo indicava la rapida esecuzione di scale sugli strumenti a tastiera, su quelli ad arco dotati di tasti e sull’arpa. I suoni erano pertanto articolati, distinguibili uno dall’altro perché prodotti facendo scorrere velocemente le dita sui tasti o sulle corde. Il ‘portamento’ si riferiva invece all’esecuzione scivolata tra due note, senza far distinguere i suoni intermedi.

Tuttavia, complici i vari gliss. del jazz, oggi la distinzione tra glissando-articolato e glissando-scivolato è andata appiattendosi e, ormai, con il termine glissando si definiscono entrambe le tecniche.

Gli strumenti in grado di eseguire il glissando (scivolato) sono quelli ad arco senza tasti come il violino, oppure alcuni fiati come il trombone, o addirittura alcuni strumenti a percussione, come per esempio i timpani, ma anche i moderni sintetizzatori e, naturalmente, la voce umana.

Nella musica contemporanea cólta, il glissando-scivolato è stato introdotto anche su strumenti come l’arpa o la chitarra: si ottiene allentando o tirando le corde; tuttavia si tratta di applicazioni piuttosto complesse e non convenzionali.

Oggi si ascoltano bellissimi glissando sugli strumenti di tutto il mondo, dal trombone al clarinetto che apre la Rhapsody in Blue di George Gershwin, fino al theremin. Anche il caratteristico er-hu, strumento ad arco tradizionale cinese dal timbro che rammenta la voce puerile, fa largo uso di questo ornamento esecutivo.

Quanto all’abusato uso figurato della parola, meglio glissare.

Parola pubblicata il 01 Maggio 2022

Le parole della musica - con Antonella Nigro

La vena musicale percorre con forza l'italiano, in un modo non sempre semplice da capire: parole del lessico musicale che pensiamo quotidianamente, o che mostrano una speciale poesia. Una domenica su due, vediamo che cos'è la musica per la lingua nazionale