Kasher

Parole semitiche

ka-sher

Significato Letteralmente ‘permesso, legittimo’, ciò che è permesso nell’alimentazione ebraica

Etimologia dall’ebraico kashér che significa ‘permesso, legittimo, lecito’.

Ci sono due versioni di questa parola: quella sefardita con la ‘a’ e quella di tradizione aschenazita, di influenza yiddish, con la ‘o’. Ma il significato è lo stesso: un cibo che è kasher o kosher può essere consumato senza problemi da un ebreo praticante che segua la kasherut (la regola di cosa è lecito e cosa non lo è nell’alimentazione).

Sono parole che filtrano anche al di fuori dell’ambito più stretto della religione ebraica: capita ormai spesso di sentire rammentato il ‘sale kosher’ nella preparazione di ricette (magari non apprezzato perché rispettoso dei principi biblici, ma perché si tratta di un pregiato sale grezzo), di trovare in vendita alimenti indicati come kosher, o di frequentare ristoranti kasher anche senza motivazioni religiose.

Ebbene, le direttive che normano la dieta ebraica si trovano sparse un po’ per tutta la Torah e sarebbe difficile elencarle tutte qui (perché la kasherut è davvero complessa). Enunceremo dunque le più importanti e anche le più ‘curiose’: si può mangiare solo carne di animali che ruminano E che hanno lo zoccolo fesso – due condizioni che devono essere compresenti e che implicano sì a capre, mucche e pecore e no a cavallo e maiale. Non mangiare animali morti non si sa come o che erano feriti in precedenza, non consumare il sangue degli animali, pescare e mangiare solo pesce che abbia scaglie e pinne (addio quindi a frutti di mare e crostacei), non mescolare nello stesso pasto cibi a base di carne con cibi a base di latticini.

Questa regola è molto importante, a quanto sembra, perché ripetuta diverse volte nella Torah: non farai cuocere un capretto nel latte di sua madre. Gli ebrei più osservanti, specialmente in alcune comunità statunitensi o israeliane, possiedono utensili doppi in cucina: pentole, teglie e servizi di piatti e posate per pasti a base di carne e a base di latte. Addirittura accade che alcune famiglie particolarmente rigide in fatto di kasherut possiedano ben due frigoriferi!

Un’altra indicazione fondamentale è quella di non consumare la carne che circonda il nervo sciatico degli animali. La regola deriva dal passo della Genesi in cui Giacobbe lotta con Dio:

Spuntava il sole quando Giacobbe pass Penuèl e zoppicava all’anca. Per questo gli Israeliti, fino ad oggi, non mangiano il nervo sciatico, che è sopra l’articolazione del femore, perché quell’uomo aveva colpito l’articolazione del femore di Giacobbe nel nervo sciatico.

Ci sono anche regole di kasherut limitate nel tempo: a Pesach, per esempio, non si possono consumare alimenti lievitati. Gli ebrei più ortodossi, quindi, in quel momento dell’anno tirano fuori servizi di piatti e posate apposta. Di solito si fa anche una grande pulizia generale della casa per eliminare ogni traccia di lievito dagli armadi della cucina e dai cassetti. Un genere speciale di ‘pulizie di primavera’!

La kasherut, insomma, è una regola complessa e non tutti gli ebrei riescono a o desiderano seguirla rigidamente. Basti pensare ad Howard Wolowitz che, nella sit-com The Big Bang Theory, non lesina sul bacon nei suoi hamburger!

Parola pubblicata il 02 Aprile 2022

Parole semitiche - con Maria Costanza Boldrini

Parole arabe, parole ebraiche, giunte in italiano dalle vie del commercio, della convivenza e delle tradizioni religiose. Con Maria Costanza Boldrini, dottoressa in lingue, un venerdì su due esploreremo termini di ascendenza mediorientale, originari del ceppo semitico.