Marachella

Parole semitiche

ma-ra-chèl-la

Significato Birichinata, monelleria, ragazzata facilmente perdonabile o, per ironia antifrastica, guaio grosso e irrisolvibile. In un’accezione più antica significa fare la spia

Etimologia dall’ebraico meraggēl, cioè ‘spia’, attraverso la parlata giudeo-triestina maraghèl.

  • «Credo che abbia combinato una marachella della sue.»

Questa è una di quelle parole dallo smalto e dalla freschezza inscalfibili. Ha un suono vario, musicale, per non parlare della sbarazzina desinenza in -ella, diminutiva e vezzeggiativa, che la fa assomigliare ad una caramella, alla besciamella… eppure, celata dietro gli arzigogoli caleidoscopici del suono, c’è un’etimologia delle più inaspettate che ci condurrà in un’affascinante città italiana per la quale si è combattuta la più sanguinosa delle guerre.

Gli etimologi hanno infatti riscontrato un’origine giudeo-italiana, per la precisione giudaico-triestina. Trieste, città dal fascino mitteleuropeo che ha dato i natali o accolto autori del calibro di Saba, Svevo, Joyce, Stendhal e Andrić, per citarne solo alcuni, ha avuto sin dal 1236 e ha tuttora una vivace comunità ebraica, la quale gravita intorno ad una delle sinagoghe più maestose d’Europa, inaugurata nel 1912. Va da sé che, laddove gli ebrei si sono stabiliti per secoli, è nato un dialetto giudaico, sorprendente miscuglio di elementi ebraici, aramaici e locali. Pertanto, come è avvenuto con termini strepitosamente eloquenti del giudaico-romanesco quali sciamannato e fasullo, anche marachella ha superato le mura del ghetto, chissà in bocca a chi, ed è approdata in italiano, col significato di malefatta infantile, furfanteria fanciullesca e, quindi, perdonabile.

La parola giudaico-triestina da cui proviene è meraghèl, che significa semplicemente ‘spia’, a sua volta dall’ebraico meraggēl con lo stesso significato e derivata dalla radice trilittera r – g – l, ovvero ‘piede’, ma anche ‘spostarsi, camminare’. Che c’entra la spia col camminare?

Be’, in generale possiamo immaginare che le spie si muovano a piedi senza dare nell’occhio, anzi con piede felpato, verso il territorio dei nemici per raccogliere informazioni (in effetti l’ebraico meraggēl è anche l’esploratore). Il passo semantico che lega la spia alla furfanteria bambinesca non è netto, ma possiamo figurarci facilmente un fanciullo furtivo, con fare felino, che si allontana da dove ha combinato qualcosa, o che ne combina una in segreto, o che scivola verso qualche bontà che la mamma tiene da parte. Purtroppo le fonti sono avare di informazioni e la genesi delle tradizioni popolari è sempre fumosa — e l’accezione che conservava direttamente in ‘marachella’ il senso di ‘spia’ («Ha fatto la marachella, gli ha spifferato tutto») è desueto.

Al di là di questi ragionamenti, ‘marachella’ è diventata però una parola utilissima, usata sia col suo significato preciso che per formare minimizzazioni interessanti: quante ne facevamo, da bambini, di marachelle! Ne ho abbastanza delle tue marachelle, ora vai a letto senza cena! Il capo del partito ha combinato una marachella e adesso ne vedremo delle belle.

Parola pubblicata il 23 Giugno 2023

Parole semitiche - con Maria Costanza Boldrini

Parole arabe, parole ebraiche, giunte in italiano dalle vie del commercio, della convivenza e delle tradizioni religiose. Con Maria Costanza Boldrini, dottoressa in lingue, un venerdì su due esploreremo termini di ascendenza mediorientale, originari del ceppo semitico.