Marrano

mar-rà-no

Significato Villano, traditore; dispregiativo usato per indicare musulmani ed ebrei convertiti al Cristianesimo

Etimologia dallo spagnolo: marrano porco, probabilmente dall’arabo muharram cosa proibita. Sia per gli arabi che per gli ebrei, molto numerosi, ai tempi, in Spagna, cibarsi di carne di maiale è vietato. C’è chi aggiunge all’etimo una commistione con lo spagnolo barrano, dall’arabo al-barran forestiero giunto da poco, e chi invece lo vuole derivante dall’esclamazione aramaica maran atha che gli Ebrei rivolgevano agli apostati.

Nell’immaginario comune questa parola prende vita col prode cavaliere, che colpito a tradimento dal vile ribaldo del suo rivale gli grida “Ah, marrano!” - e sguainato il ferro fa finalmente giustizia.

In realtà, inizialmente, come marrani si indicavano gli ebrei e islamici che in Spagna, a più riprese, furono costretti (o caldamente invitati) a convertirsi. Ma ogni apostasia imposta naturalmente genera un’ipocrisia: ciascuno in pubblico si mostrava cristiano, e in privato continuava a professare la sua religione. È chiaro che quindi il risultato finale, piuttosto che di un’improbabile integrazione nella società cristiana, fu quello di un’emarginazione ulteriore, carica di disprezzo per il traditore che si è piegato vigliaccamente convertendosi e che però porta avanti i suoi riti da infedele. Così furono chiamati “marrani”, come il maiale che non mangiavano; un’altra pagina tragica nella storia delle religioni.

La connotazione che si estende è quindi quella della viltà, della proditorietà: il marrano è traditore, spergiuro e fedifrago, intrigante, ipocrita, un caino ingannatore e sicofante. E quindi se non lo ha già fatto si butterà in politica.

Parola pubblicata il 11 Giugno 2011