Marrano
mar-rà-no
Significato Villano, traditore; dispregiativo usato per indicare musulmani ed ebrei convertiti al Cristianesimo
Etimologia dallo spagnolo: marrano porco, probabilmente dall’arabo muharram cosa proibita. Sia per gli arabi che per gli ebrei, molto numerosi, ai tempi, in Spagna, cibarsi di carne di maiale è vietato. C’è chi aggiunge all’etimo una commistione con lo spagnolo barrano, dall’arabo al-barran forestiero giunto da poco, e chi invece lo vuole derivante dall’esclamazione aramaica maran atha che gli Ebrei rivolgevano agli apostati.
Parola pubblicata il 11 Giugno 2011
Nell’immaginario comune questa parola prende vita col prode cavaliere, che colpito a tradimento dal vile ribaldo del suo rivale gli grida “Ah, marrano!” - e sguainato il ferro fa finalmente giustizia.
In realtà, inizialmente, come marrani si indicavano gli ebrei e islamici che in Spagna, a più riprese, furono costretti (o caldamente invitati) a convertirsi. Ma ogni apostasia imposta naturalmente genera un’ipocrisia: ciascuno in pubblico si mostrava cristiano, e in privato continuava a professare la sua religione. È chiaro che quindi il risultato finale, piuttosto che di un’improbabile integrazione nella società cristiana, fu quello di un’emarginazione ulteriore, carica di disprezzo per il traditore che si è piegato vigliaccamente convertendosi e che però porta avanti i suoi riti da infedele. Così furono chiamati “marrani”, come il maiale che non mangiavano; un’altra pagina tragica nella storia delle religioni.
La connotazione che si estende è quindi quella della viltà, della proditorietà: il marrano è traditore, spergiuro e fedifrago, intrigante, ipocrita, un caino ingannatore e sicofante. E quindi se non lo ha già fatto si butterà in politica.