Mondiglia

mon-dì-glia

Significato Ciò che resta dalla mondatura di qualcosa; spazzatura, scorie

Etimologia da mondare, che è dal latino mundare ‘pulire’, da mundus ‘pulito, elegante’.

  • «Quelle sono mondiglie, buttale pure via.»

Pensiamo a che grande occasione ci offre questa parola: descrivere con un tono grazioso, di espressività leggera, quasi diafana, qualcosa di così tanto umile che, di solito, è chiamato con nomi aspri, capaci di evocare il peggio.

Pensiamo alle sensazioni che ci ingenerano parole come rifiuto, scarto, scoria, residuo. Sono parole che si concentrano su un tratto letteralmente repulsivo, sull’esito di una rimanenza, su un giudizio di non buono. Senza appello. Tant’è che ci fanno comparire davanti spazzatura, sudiciume, avanzi inservibili.

Non è che la mondiglia si collochi molto lontano, ma (come spesso accade con le parole) si distingue in maniera marcata perché esplicita una posizione diversa, si concentra sul risultato di un atto differente.
È chiaro che la mondiglia sia un derivato del verbo ‘mondare’, cioè ‘pulire’ — un derivato del latino mundare, che è dall’aggettivo mundus, cioè ‘pulito’ ma anche ‘elegante’ (l’origine è incerta, ma c’è chi lo ricollega a una radice protoindoeuropea — in ipotesi ricostruita come mudno-, col significato nientemeno che di ‘felice’). La mondiglia è quindi il risultato di una pulitura — non si concentra direttamente su rifiuti, rimanenze, esclusioni. E però a questo bel ‘mondare’, dato ciò di cui sta comunque parlando in questo caso, tocca un suffisso spregiativo da nome collettivo. La roba che resta da un’operazione di pulitura.

Posso parlare del brodo che facciamo con le mondiglie del condimento per il risotto, delle mondiglie da spazzare dal tavolo e da terra dopo che i bambini hanno mangiato noccioline e lupini, delle mondiglie ancora buone per il minestrone.

Ma naturalmente, non si scappa dal pendio scivoloso: la mondiglia che riguarda frutta e verdura slitta verso significati più taglienti. È mondiglia la spazzatura in genere; è mondiglia il metallo dappoco che viene mischiato in lega a metallo prezioso, anche per frode (XXX dell’Inferno, Mastro Adamo, falsario, racconta: «e' m'indussero a batter li fiorini ch'avevan tre carati di mondiglia»). È mondiglia la robaccia resa dalle onde sulla battigia; è mondiglia quella che punteggia il discorso mal pensato o mal informato; è mondiglia il vizio che offusca il valore di qualcuno.

Significati più taglienti, ma non grevi. Pur se chiarissima nei significati, la mondiglia conserva una sua levità: adombra la spazzatura, la rappresenta senza tinte forti, addirittura ne contempla un uso — anche se ovviamente non molto nobile. Una parola ricercata ma accessibile, che ci permette davvero uno splendido pensiero.

Parola pubblicata il 06 Aprile 2024