Mosaico

Parole semitiche

mo-sài-co

Significato Tecnica artistica che usa l’assemblaggio di tesserine di pasta vitrea o di pietra per comporre immagini e decorazioni; relativo alla figura di Mosè, proprio di Mosè

Etimologia come sostantivo, dal latino medievale musaicum (attributo di opus ‘lavoro’), attraverso la parola musaeus o musēus, a sua volta dal latino Musa ‘Musa delle arti’; come aggettivo dal nome del patriarca biblico Mosè, in ebraico Moshè. La radice è forse egizia, Moses, col probabile significato di ‘figlio’.

L’origine della tecnica del mosaico si perde nel tempo. Dapprima esso era una rudimentale decorazione costituita di ciottoli colorati ma poi, nei secoli, si perfezionò fino a dare corpo alle stupefacenti pavimentazioni romane che vediamo a Pompei, Ercolano o Piazza Armerina.

È in un momento successivo, però, che il mosaico raggiunge l’apice, quando un interessante intreccio politico e strategico portò il piccolo centro di Ravenna ad essere dapprima la capitale dell’Impero Romano l’Occidente e poi il cuore pulsante dell’Esarcato Bizantino e del cristianesimo, rendendola seconda solo all’eterna Roma.

Le tracce di questi secoli fausti costituiscono oggi un patrimonio artistico senza pari: il Mausoleo di Galla Placidia, con le deliziose colombine alla fontanella, o l’effigie del Cristo Pantocratore che giganteggia dal catino absidale di San Vitale, assiso su di un globo azzurro, passando per i due fregi musivi che raffigurano il grande l’imperatore Giustiniano e l’aurea, magnifica imperatrice Teodora col loro seguito…

Col mosaico ed il suo splendore siamo certi di tornare alle fonti dell’arte, alla sua alba primigenia, quando la parola era sinonimo di Musa. Il culto delle Muse, ispiratrici e protettrici delle arti, ricopriva un’importanza fondamentale nella società e tradizione greco-romana, tanto che il musaeum latino era una nicchia interamente dedicata al culto delle protettrici delle arti. La tipica decorazione di questa sorta di cappellina era fatta con conchiglie e ciottoli colorati e riecheggiava dunque della tecnica del mosaico. Curiosamente, le nove Muse non sembra fossero molto interessate alle arti figurative: erano più propense alla poesia, al canto e alla danza. Poco male. La storia ci ha regalato geni come quello di Michelangelo Buonarroti che con le mani ha fatto meraviglie anche senza doversi sperticare in sospiratissime invocazioni alla Musa Calliope.

Una delle opere massime del Buonarroti è senza dubbio il famoso Mosè cornuto che presiede massiccio quella che doveva essere la tomba di papa Giulio II. Croce e delizia del tormentato Michelangelo: impiegò non meno di quarant’anni per pensarla ed eseguirla. La statua centrale raffigura il patriarca biblico che condusse il popolo di Israele fuori dall’Egitto attraverso il Mar Rosso fino alla terra di Canaan. A lui il Signore affidò le tavole della legge sulla cima del monte Sinai. Ecco perché la legge ebraica che viene esposta nella Torah si chiama anche ‘legge mosaica’, come tutto ciò che riguarda il patriarca è detto ‘mosaico’.

Il nome Mosè, così diffuso tra gli ebrei di tutto il mondo, ha radici misteriose. Indagini accurate hanno però fornito una conclusione che viene accettata dalla maggior parte degli esperti. Se infatti nell’Esodo si legge che Mosè fu per la figlia del Faraone:

Come un figlio e lo chiamò Mosè, dicendo “Io l’ho tratto dalle acque!”

non ci dobbiamo far ingannare. Vero: c’è un’assonanza col verbo ebraico māšā ‘tirare fuori, trarre’, ma la figlia del Faraone mica parlava ebraico! Oggi, dopo attenti studi, si pensa ad un’origine egizia del nome, dal verbo mešj, cioè ‘partorire’. Questo concetto di ‘figlio’ lo si ritrova in molti nomi teofori (contenenti nomi divini) egizi, come Ramses. La desinenza -mses o -msis, infatti, indica ‘l’esser figlio di’. Nel caso di Ramses del dio Ra.

Niente male per una parola sola…

Parola pubblicata il 04 Giugno 2021

Parole semitiche - con Maria Costanza Boldrini

Parole arabe, parole ebraiche, giunte in italiano dalle vie del commercio, della convivenza e delle tradizioni religiose. Con Maria Costanza Boldrini, dottoressa in lingue, un venerdì su due esploreremo termini di ascendenza mediorientale, originari del ceppo semitico.