Prego

prè-go

Significato In formule di cortesia, risponde a chi ringrazia o si scusa, o invita a entrare, accomodarsi, accettare, servirsi; con tono interrogativo, per invitare qualcuno a ripetere qualcosa che non si è capito; termine letterario per ‘preghiera’

Etimologia da pregare, dal latino precari, da prex ‘supplica, preghiera’.

  • «Grazie.» «Prego.»

Lo ripetiamo continuamente, negli scambi cortesi che abbiamo con le persone che ci circondano, che siano vicinissime o sconosciute. È una parola che ricopre un ruolo centrale — in ogni lingua che apprendiamo s’impara immediatamente il rimbalzo fra ringraziamento gentile e gentile risposta al ringraziamento. Grazie, prego.

La cosa buffa è che si percepisce bene quanto siano parole frequentatissime — è tipico delle parole che usiamo continuamente risultare offuscate, non avere mai un momento per sé, di spazio in cui si possano considerare nel loro significato autentico. Ora, ‘il prego’ è un modo antiquato di dire ‘la preghiera’ (Dante lo scriveva ‘priego’), ma non è questo il ‘prego’ con cui rispondiamo al ‘grazie’ — è in effetti un’interiezione che nasce da una voce del verbo pregare. Ma quando, come, in che senso? Al solito, queste risposte ci diranno qualcosa di noi.

Pare proprio che l’uso di rispondere ‘prego’ al ‘grazie’ abbia origine nel nord-est nella seconda metà dell’Ottocento. Non ci stupisca che sia tanto recente: lo è anche lo stesso ‘grazie’, che si attesta all’inizio del medesimo secolo. Sono usi secchi contingenti, ellissi che semplicemente emergono. In particolare, però, il ‘prego’ emerge come calco del tedesco ‘bitte’, che ancora ha la stessa funzione di risposta al ‘Danke’ (‘grazie’), e propriamente ha significati analoghi di richiesta, supplica, preghiera: insomma, il nostro ‘prego’ ha in effetti dei baffi a manubrio austro-ungarici.

C’è chi specifica con grande dettaglio che il bitte che ricalca è quello di un «prego l’onore del vostro comando» (lo annota Panzini nel suo Dizionario, edizione del 1918). Però è un tipo di replica versatile — e lo vediamo da quante cose può voler dire. Anche se nel tono non lo sentiamo più, può apparire come una forma di asteismo, che minimizza il motivo del grazie, pregando di dismettere manifestazioni di cui alla fine non c’è bisogno: «Grazie di questa gentilezza» «Prego, prego...». Può voler cerimoniosamente pregare di accettare qualcosa, che sia un invito a entrare, a sedersi, ad accomodarsi in genere, o magari anche a servirsi «Prego, da questa parte», «Posso…?» «Prego!». Può pregare di ripetere: «Afghingh» «Prego?» «Afghingh!» «Ah, ecco».

Le parole fondamentali sono spesso considerate poco interessanti. Magari sembra non abbiano storie epiche, accattivanti, sorprendenti. Ma se si guarda meglio, ci si possono riconoscere dentro storie che assomigliano a storie di famiglia, che sono interessanti in un modo speciale.

Parola pubblicata il 25 Dicembre 2022