Putiferio
pu-ti-fè-rio
Significato Scenata clamorosa, chiassosa; estrema confusione
Etimologia deformazione di vituperio per contaminazione del nome di Putifarre, personaggio biblico.
- «Ha detto una parola di troppo ed è scoppiato un putiferio.»
Parola pubblicata il 18 Gennaio 2023
Schiavo in casa di Putifarre, che è il capo delle guardie del Faraone — e comprensibilmente dubitoso che la fortuna gli arrida, visto che a venderlo come schiavo sono stati i suoi fratelli maggiori — il giovane Giuseppe si fa notare col suo zelo e la sua intelligenza, e conquista la fiducia del suo padrone. Viene investito di responsabilità sempre maggiori, fino a diventare un amministratore della casa capace e apprezzato. Le cose sembra che inizino a girare per il verso giusto, ma però… la moglie-di-Putifarre, cui non è nemmeno dato il beneficio di un nome, invaghita del bel giovanotto cerca dei contatti illeciti — che però il giovanotto rifiuta, visto che oltre ad essere bel è anche leale e pio. Le avances continuano fino a un rifiuto più secco, in cui alla donna resta in mano un lembo della veste di Giuseppe. Adirata, lo calunnia di aver lui tentato un approccio — scoppia un caso madornale, grida, scandalo, implorazioni, guardie, piatti che volano, e Giuseppe, con gran rabbia e scorno di un Putifarre che si crede tradito, finisce in galera. È la fine? No: Giuseppe, che diventerà un gran patriarca, ha il dono dell’interpretazione dei sogni, e proprio interpretando un sogno profetico che tormenta il Faraone uscirà di galera, sarà riabilitato, e si riconquisterà la libertà e gli onori.
Questa è una storia biblica, che la nostra gente si è sentita raccontare per secoli: il nome di Putifarre, insieme col gran clamore e le sfuriate di questa vicenda domestica, era notorio. Teniamolo a portata di mano anche noi.
Esisteva già una parola che poteva vertere su sfuriate grossomodo del genere, cioè ‘vituperio’ — propriamente l’oltraggio, l’insulto, l’offesa incandescente, a gragnola. È normale vituperarsi a vicenda in situazioni di questo tipo. E però le parole non di rado si ibridano secondo logiche che non sono quelle corrette, apollinee, della loro formazione corretta e canonica: si ibridano a sentimento, per non dir di peggio. Se è un’ibridazione attuale magari ce ne accorgiamo, invece se ha avuto qualche generazione per dissimularla la possiamo addirittura percepire come parola ricercata, elegante, ironica, vintage — anche se i suoi natali sono estremamente contaminati.
Nella seconda metà dell’Ottocento l’eco del nome di Putifarre deformò il vituperio e ne specializzò i significati: entrò in uso il termine ‘putiferio’ per indicare il grande clamore di una scenata, di un litigio — e per estensione una grande confusione.
Non stupisce che questa trovata abbia avuto successo: ha un’espressività formidabile. Il nuovo suono iniziale ha una forza esplosiva che rappresenta in maniera vivida il lancio dell’urlo, l’imprecazione, il tonfo in cui si articola la sceneggiata della disputa. Così posso raccontare di come un messaggio equivoco arrivato a tarda notte ha generato un putiferio, del putiferio scoppiato durante il consiglio comunale quando il consigliere ha tirato una pizza margherita in testa alla presidente, del putiferio che abbiamo trovato all’imbocco dell’autostrada.
Una soluzione davvero elegante, specie considerando le tante alternative più spicce che volentieri usiamo, e comunque accessibile e immediata.