Rizomatico

ri-zo-mà-ti-co

Significato Proprio del rizoma; che si sviluppa orizzontalmente senza gerarchia

Etimologia da rizòma, recuperato modernamente dal greco rhízoma ‘complesso di radici’, da rhíza ‘radice’.

Questa è una parola molto raffinata e dal significato potente, ma che si trova di rado registrata nei dizionari, specie nei suoi significati metaforici, e questo contribuisce a renderla poco accessibile. Ma non è una parola desueta come tante altre, anzi ha un certo rilievo: ad esempio è al centro di importanti riflessioni di intellettuali come Guattari e Deleuze, e Umberto Eco.
In sé avrebbe un’accessibilità notevole, apparecchiata dal riferimento diretto a un elemento naturale. Osservandone le caratteristiche, si intende la penetrante metafora.

Chi ha in cucina dello zenzero fresco, o magari delle curcuma fresca, o chi abbia trapiantato degli iris, o raccolto asparagi, può avere l’idea concreta di che cos’è un rizoma. Potremmo dire che sembra una radice carnosa — ma non è una radice. È uno stelo modificato, che si sviluppa orizzontalmente poco sotto terra: contiene riserve di nutrimento, e può sviluppare germogli e radici.

Oltre alla sua situazione ipogea, superficiale e orizzontale, il suo tratto più suggestivo e distintivo — il vero fulcro della metafora — è che il rizoma non è gerarchico. Se pensiamo a una struttura arborescente, individuiamo subito un fusto principale, e la struttura in cui si dirama; sappiamo riconoscere quale parte dipende dalle altre. Invece il rizoma è composto di nodi uniti ma distinti: è una realtà organica, connessa, ma i suoi singoli sviluppi, senza un centro e una direzione fissa come avverrebbe in una diramazione, hanno una certa indipendenza.

Da questi caratteri il rizomatico, in metafora, si propone come l’eclettico, l’erratico, che si spinge intorno senza rispettare una struttura fondamentale ordinata in maniera istituzionale; e si mostra carsicamente in superficie, invisibile nel suo sviluppo sotterraneo. Non ha le profondità verticali evocate dalla radice, le sue concatenazioni di dipendenza, pur condividendone in una certa misura un connotato generativo.

Così possiamo parlare di come un’opera tratti temi differenti con un andamento rizomatico, più attento alla connessione che non all’approfondimento, di come le squadre di lavoro possano essere organizzate secondo un principio rizomatico che lasci loro una piena libertà, di come un gusto musicale si coltivi piacevolmente in ordine rizomatico, per prossimità e contagio.

Non sono significati difficili; ma se questa non è una parola che percepiamo come facile, è perché è poco usata (non ha nulla di idealmente più complesso del radicale, ad esempio), e curiosamente fuori dall’interesse lessicografico.

Parola pubblicata il 06 Novembre 2021