Scantonare

scan-to-nà-re (io scan-tó-no)

Significato Svoltare rapidamente dietro l’angolo di un edificio per evitare un incontro; andarsene velocemente di nascosto; sottrarsi a un obbligo, a una responsabilità, evitare un discorso, un coinvolgimento; smussare agli angoli

Etimologia composto parasintetico di cantone, dal latino canthus, ‘cerchione’ (ma che doveva avere anche significati generici non attestati di ‘bordo, angolo’), di origine dibattuta.

La lingua coglie sempre suggerimenti dalle esperienze comuni della vita, e le parole che genera durano spesso più a lungo del fenomeno che le ha suggerite. Oggi con i nostri mezzi di comunicazione le vie di contatto fra le persone si sono moltiplicate, e dobbiamo conoscere una rosa imponente di modi per evitare qualcuno — ma di rado ci capita di condurre manovre evasive per le strade. Eppure c’è stato un tempo in cui il modo principe per scongiurare un incontro, in città, era proprio quello: scantonare.

Questo verbo ci racconta l’energia di un tessuto urbano fortemente vissuto come proprio, alleato in cui muoversi con disinvoltura complice e scafata: l’azione del girare l’angolo di un edificio (il cantone, o canto) diventa il modo comune per evitare fisicamente un incontro, infilando un vicolo, una via in cui non farsi adocchiare, un cortile, un portone, in cui far perdere rapidamente le proprie tracce ruotando fra i canti — a genitori, gendarmi, creditori, scocciatori.

A partire da questo uso, una prima astrazione fa dello scantonare un andarsene velocemente e di nascosto, uno svignarsela. Quindi posso scantonare fuori dal negozio, scantonare dalla festa, scantonare dalla situazione in cui mi trovo in minoranza. Similmente, e in senso più ampio, lo scantonare diventa l’evitare un coinvolgimento — così quando mi viene rivolto l’invito scantono, scantono quando il discorso mi imbarazza.

E naturalmente, in modo più serio, diventa anche un sottrarsi a obblighi e responsabilità: davanti alla richiesta di spiegazioni il funzionario scantona, scantono quando emerge che qualcuno dovrà pur portare via la spazzatura, scantona il titolare quando toccherebbe a lui riprendere con fermezza la situazione.

In questo verbo conserviamo l’agilità di un movimento d’evasione stupendamente concreto e istintivo, immediato. E il suo bello sta proprio nel fotogramma, nell’istante di svolta oltre l’angolo che coglie — che lo distingue dallo svicolare, immagine prossima, ma che ci parla di una fuga protratta, come dall’apertura campestre dello svignarsela.


Peraltro lo scantonare ha una seconda natura, ha un altro, diverso significato ottenuto dando un diverso valore al prefisso s-: significa anche smussare agli angoli, privare dei cantoni. Così la nonna scantona la lastra di marmo per non lasciare lo spigolo vivo, scantono il biglietto arrotondandone gli angoli, e compiendo un parcheggio da maestro lo zio scantona il muretto con la fiancata.

Parola pubblicata il 09 Novembre 2020