Sciroppo
Parole semitiche
sci-ròp-po
Significato Soluzione zuccherina a base di frutta, bevanda zuccherata, liquido medicamentoso della farmacopea tradizionale addolcito dalla presenza di saccarosio
Etimologia dal latino medievale sirupus, a sua volta dall’arabo sharāb ovvero bibita, derivato dalla radice trilittera sh r b, ‘bere’.
Parola pubblicata il 18 Ottobre 2019
Parole semitiche - con Maria Costanza Boldrini
Parole arabe, parole ebraiche, giunte in italiano dalle vie del commercio, della convivenza e delle tradizioni religiose. Con Maria Costanza Boldrini, dottoressa in lingue, un venerdì su due esploreremo termini di ascendenza mediorientale, originari del ceppo semitico.
Alzi la mano chi non ha mai dovuto trangugiare una bella cucchiaiata di sciroppo per la tosse? Alla fragola, alla ciliegia, alla menta… c’è lo sciroppo di fichi, forte lassativo e ottimo rimedio per quando le preoccupazioni della vita moderna ci attanagliano i budelli, lo sciroppo di pere è un eccellente digestivo… ve n’è per tutti i gusti, quello di Mary Poppins, ad esempio, sapeva di ‘punch al rhum’.
Questa soluzione zuccherina la lingua italiana l’ha presa in prestito da una lingua parlata da popoli con cui gli scambi e i commerci nel medioevo furono assai frequenti e floridi: l’arabo. Essa proviene dalla parola sharāb, sostantivo che indica la bevanda e che deriva a sua volta dal verbo shariba, cioè ‘bere’ (letteralmente ‘egli bevve’). Se nella testa vi risuona anche la parola ‘sorbetto’, beh, non vi siete sbagliati: la radice è la stessa. I lemmi arabi, infatti, a differenza di quanto avviene nelle lingue indoeuropee in cui ad una radice iniziale si attacca sempre una desinenza, hanno quello che si chiama ‘radicale’, ovvero una radice costituita dallo scheletro consonantico delle parole. Le consonanti sono sempre più importanti delle vocali, nelle lingue semitiche, tanto che nella scrittura comune le vocali, simboleggiate da segni grafici simili ai nostri apostrofi e ai nostri accenti, sono proprio omesse.
Lo sciroppo, in italiano, ha dato vita al verbo ‘sciroppare’, più spesso usato nella sua forma riflessiva ‘sciropparsi’. Ho fatto la baby-sitter a mio cugino e, dopo avergli dato la sua dose di sciroppo per la tosse, mi sono dovuta sciroppare sette cartoni animati diversi in tre ore, giusto mentre la nonna metteva i lamponi a sciroppare nella dispensa. Ecco che lo sciroppo, lo sciropparsi e lo sciroppare danno un senso di lentezza, vischiosità, dolcezza e macerazione, fisica e mentale. Non è un caso che un termine legato ad una sostanza molto dolce, che è anche medicinale e ottenuta con un procedimento chimico preciso provenga dalla lingua araba: i popoli semitici sono noti per la loro predilezione per i sapori dolci (pensate al giulebbe e a tutta la pasticceria siciliana che è pronipote di quella mediorientale), per la loro sapienza nel dominio della chimica (alambicchi e alchimia son roba loro) e della medicina (ricordate Avicenna?)
In più, quel suono scivoloso (fricativo) ad inizio parola, appesantito dall’occlusione bilabiale della doppia p in chiusura, rende foneticamente il movimento dapprima rapido e poi vischiosamente lento che compie un frutto lasciato cadere in un boccale per farlo sciroppare
Una parola dolce, collosa, vischiosa, adatta a contesti da cui è difficile staccarsi, che sia perché siamo obbligati ad ascoltare il discorso motivazionale lungo un’ora tenuto dal direttore per tutto lo staff o perché abbiamo aperto il barattolo delle pesche sciroppate e non riusciamo più a smettere di abbuffarci!