Scugnizzo

scu-gnìz-zo

Significato Monello di strada che vive di espedienti; ragazzo vivace; persona indocile, disobbediente

Etimologia voce napoletana, dal verbo centro-meridionale scugnare ‘rompere, cavare, scalzare’, dalla voce latina ricostruita excuneare, derivato di cuneus ‘cuneo’.

Per quanto si sia guadagnata una popolarità tale da assurgere alla lingua nazionale, di questa parola resta riconoscibile e anzi generalmente nota la matrice linguistica napoletana — che ci rende una bella complessità di impressioni, variamente seguite nei significati figurati.

L’origine di questo termine è stata dibattuta, ma ormai sembra pacifico che derivi dalla voce latina ricostruita come excuneare, che dà vita al verbo centro-meridionale scugnare ‘rompere’, o più in particolare ‘cavare, scalzare’; afferirebbe così al ricco arcipelago di parole che si riferiscono a giovani d’età attraverso caratteri poco lusinghieri — della famiglia del moccioso, per intenderci. In questo caso, il senso originario dello scugnizzo sarebbe ‘sdentato’, coi denti divelti, caduti.

Questo tipo è essenzialmente il monello di strada. Una figura al margine, che deve mostrare una certa astuzia scafata, necessaria alla sopravvivenza, e che non sempre ha la moralità come urgenza primaria, anzi: sembra una figura votata all’espediente.

Capiamo bene che lo scugnizzo non è bidimensionale, e pur nella sua pressante realtà ha un suo impatto romanzesco. Da un lato è il frutto spinoso di una società ingiusta, dall’altro è una figura dalla vitalità indefessa e dalla creatività traboccante.

Partendo dal ragazzo di strada, l’odore malandrino dello scugnizzo si estende alla più generica, fertile vivacità e irrequietezza di ragazzi e ragazze — come in effetti accade con lo stesso malandrino: il disfemismo ‘criminale’ per ‘giovane’ è un’estensione ricorrente.
Ma lo scugnizzo, facendo un passo oltre in maniera interessante e incisiva, si fa anche rappresentante di indocilità, di disobbedienza, di rottura: se diciamo che l’antico ristorante è stato rilevato da uno scugnizzo, è evidente che la tradizione, canonica e seria, ci pare a rischio. Se diciamo che delle nuove scugnizze acquistano prestigio nell’accademia, è chiaro che una certa continuità di sapore feudale ci pare scricchiolare. Se la vicina di casa si lamenta di ‘sti scugnizzi che corrono per le scale, le sembra che la sua regola del vivere quieto stia perdendo adesioni.

Alfiera di una qual mediterraneità, non stupisce il modo in cui nella nostra cultura risuona questa figura, in cui slancio e mancanza, espediente e rottura si bilanciano.

Parola pubblicata il 24 Febbraio 2022