Seno

sé-no

Significato Petto; mammella; animo; funzione trigonometrica

Etimologia dal latino sinus ‘seno, golfo’.

  • «Si porta in seno un dubbio.»

Parlando di seno non possiamo non prendere le mosse da Gherardo da Cremona e da quel suo errore di traduzione...
Vissuto nel XII secolo, fece quello che ciascuno vorrebbe fare: mollò tutto e andò in Spagna, a Toledo, la grande sfavillante Toledo. Era il periodo successivo alla disgregazione del califfato di Cordova, periodo di guerre ma anche di grandi fermenti culturali. Lì imparò l’arabo e iniziò a tradurre dall’arabo al latino. A tradurre una valanga di libri cardinali della scienza araba.
Ad esempio, sua la prima traduzione del Kitāb al-jabr di al-Khwārizmī — e se vi state domandando che è, potete notare che al-jabr si adatta in ‘algebra’ e il nome del suo autore in ‘algoritmo’ (roba piuttosto centrale). Ma tradusse anche l’Almagesto di Tolomeo (l’originale greco non era noto), e le Tavole di Toledo, tavole astronomiche di importanza capitale.

Traducendo la geometria araba, in particolare passi di trigonometria, inciampò nella difficoltà di una notazione di sole consonanti, che costituiscono le radici delle parole arabe, con le vocali, che identificano la specifica parola, sottintese e da ricostruire a senso. Così, invece di leggere jiba Gherardo da Cremona lesse jaib — invece di ‘corda di un arco’ capì ‘seno’, e tradusse sinus. Il seno trigonometrico era indicato come ‘corda’ nelle matematiche indiane e arabe perché la misura del seno di un angolo, in una circonferenza, corrisponde a una semicorda; ma la confusione non dispiace troppo: se guardiamo il grafico di una funzione seno, otteniamo una linea sinusoide, che alterna seni.

Già ma allora il seno giusto che cosa è? Pare banale ma non lo è.

Il sinus latino è la piega della veste — la sua origine è dibattuta, ma non ha parentele evidenti e sicure. Ad esempio, quando ci gettiamo l’estremità della toga sulla spalla, quella sorta di tasca che ci si arrotonda sul petto è un sinus. Il cuore del drappeggio è l’incavo, e questa è l’immagine di base del seno. Non, in origine, la prominenza della mammella, ma il cavo dello sterno: quando nascondo qualcosa in seno, quando stringiamo al seno, quando abbiamo in seno un presentimento, indichiamo un punto di intimità centrale, che è protetto e protegge — in maniera meno misteriosa e generativa del grembo, ma non troppo dissimile, in maniera del tutto prossima al cuore, all’animo, perfino alla coscienza. Pensiamo a che profondità abbia l’azione dell’insinuare.

Così, per il modo con cui il corpo umano si fa immagine del mondo, le coste si frastagliano di seni e insenature (il seno è il golfo) — e nel seno della terra e delle montagne si aprono cavità celate.
È per contiguità (prossima alla continuità della funzione matematica) che il seno si fa mammella: dopotutto il seno ornato racconta spesso non più che un pendente centrale, ma è ciò che ha al fianco ad essere esaltato dall’ornamento. E così ‘seno’ — eccoci a casa, al significato più semplice e domestico — diventa fra tutta la congerie di sinonimi che indichino le mammelle il più compassato e disinvolto insieme. Non ha le asperità dei mille modi più o meno locali che abbiamo per nominarle nei discorsi più sciolti o sfacciati (dalle poppe alle tette alle zinne), non ha le rigidità delle diciture più scientificamente corrette (come le mammelle stesse), e nemmeno soffre le coperture di parole più generiche (come il petto).

Parola splendida, un vero seno della lingua, che accoglie una quantità di considerazioni figure e pensieri notabili. Ed è bello come, iniziando a parlare di studiosi del medioevo, si possa arrivare dappertutto.

Parola pubblicata il 20 Giugno 2024