Sghimbescio

sghim-bè-scio

Significato Storto, sbilenco, sghembo

Etimologia incrocio di sghembo e rovescio.

Si poteva sospettare: questa parola è troppo bizzarra e gustosa per essere il frutto di un processo grammaticalmente sensato. La sua invenzione ha tutta l’aria di essere istintiva e viscerale. Si tratta con tutta probabilità dell’incrocio fra ‘sghembo’ e ‘rovescio’, che non sono composti elegantemente in una sola parola, ma sono sovrapposti senza un senso grammaticale: la parte -escio di ‘rovescio’ non è una porzione dotata di senso proprio, tagliata bene.

‘Rovescio’ è una parola colossale e articolata come una cattedrale, ma mettendola in modo semplice possiamo dire che significa ‘voltato al contrario’, e scaturisce dall’idea di un rovesciare, di un riversare, la cui lunga storia di alterazioni parte dal latino reversare. Un versare che è un girare, un volgere (da vertere), un re- che indica ripetizione o movimento contrario. Osservando solo ciò che ci è utile per lo sghimbescio, il rovescio in questo suo essere voltato al contrario ha in sé una potente idea di disordine: pensiamo al tavolo, alla scatola rovesciata, e anche se viene astratto in una direzione — come nel significato di storto, di sbilenco — ci resta un sottosopra all’aria e sbieco (con una sottile sfumatura di inquietudine verso l’innaturale).

Lo sghembo invece viene da tutt’altra parte. Probabilmente ha un’origine gotica o longobarda, e vien fatto risalire all’ipotetica voce slimbs, ‘obliquo’. Ci significa il non dritto, lo storto, il traverso, con un suono particolarmente sgraziato che ne arricchisce l’espressività — il suo stesso suono è scomposto. Il suo uso tecnico in geometria (si dicono sghembe, fra l’altro, due rette che non giacciono sullo stesso piano) rappresenta in maniera esemplare questa stortura. E in effetti possiamo notare come lo sghembo da solo avrebbe già in sé i significati dello sghimbescio: sono sinonimi, e non alla grossa, ma piuttosto vicini. Solo che lo sghimbescio può mettere in campo quel mozzicone di ‘rovescio’, che (col suo solo suono visto che -escio in sé non vuol dire nulla) dà alla slogatura obliqua dello sghembo la torsione di una parte liquida, di un moto procedente: lo sghimbescio dà dinamismo a una postura.

Così la grafia del collega non è comprensibile perché è tutta sghimbescia, l’amica sta seduta sempre di sghimbescio sulla sedia e poi si lagna del mal di schiena, e curo un terrazzino di piante orrendamente sghimbesce che fanno fiori paradisiaci. A qualcuno potrà parere una parola un po’ bassa: invece è un gioiello del primo

Settecento, richiamato da allora da una folla di grandi scrittori per le qualità espressive che mette a disposizione.

Parola pubblicata il 28 Agosto 2019