Strale

strà-le

Significato Freccia; dolore, trafittura, pena spirituale; critica pungente, attacco polemico

Etimologia dal longobardo strāl ‘freccia’.

  • «Non ha potuto ripararsi dai suoi strali.»

Le parole che indicano queste cose piacciono. La poesia da sempre si affanna dietro a saette, quadrelle, dardi, e nello strale trova una grande risorsa. Infatti è una parola tosta, come tutte le parole longobarde: questo ‘stra’ con cui esordisce ha tutta l’ampiezza e l’intensità dello strappo, ma il finale è arioso e sospeso come il volo della freccia.

Certo che però sul piano concreto non si usa. In effetti da quando il lanciare frecce ha ceduto il passo allo sparar pallottole, il rapporto comune con gli archi e ciò che proiettano si è rarefatto: è rimasto fortemente impresso nell’immaginario e nella lingua, ma non si vedono archi in azione tutti i giorni. Così, anche se l’avo longobardo ha portato in italiano lo strale come freccia reale, noi nipoti di ennesimo grado lo conserviamo come freccia figurata. Resta da capire come si comporti una freccia figurata — e insomma, che roba finisca per essere.

Sempre in poesia lo strale acquista il significato esteso di dolore, trafittura, pena spirituale. Posso sentire gli strali del rimorso, mi colpisce il primo strale della scelta difficile che ho dovuto fare, conosco gli strali della tua condizione. Estensione naturale, la freccia è fatta per colpire, e la sua istantanea ferita piombata dal cielo ha molto a che vedere con la dimensione del dolore interiore. Ma nemmeno questo è il campo in cui vediamo più strali.

Lo strale è soprattutto la critica pungente, l’attacco polemico. Metafora mica dappoco, anzi tanto eloquente. Sono biasimi, osservazioni, rimproveri che hanno un grado di offensività elevato — consona all’immagine violenta che ne viene fuori, in cui le critiche sono dardi letali. Posso parlare degli strali che non sono stati risparmiati contro la decisione dell’amministrazione, degli strali che il nonno scaglia ogni volta che percepisce un telegiornale, degli strali che una personalità influente dirige verso una sua concorrente.

E certo che però questa può essere un’immagine pretenziosa, con dei tratti d’effetto da considerare. Se avverto che dirigerò i miei strali contro qualcuno, o che questi sono strali che non mi toccano, sto usando un tono non solo bellicoso, ma epico — presumendo che le mie osservazioni abbiano capacità d’assalto incineranti, e che io sia invulnerabile. Può avere una violenza calzante, ma può mancare di sobrietà.

Resta una parola profondamente evocativa, che dà rappresentazioni icastiche con un piacevole contrasto di desuetudine.

Parola pubblicata il 09 Febbraio 2023