Straniato

stra-nià-to

Significato Avulso dalla realtà, chiuso; assente, distante, profondamente assorto

Etimologia da straniare, dal latino tardo extraneare, da extraneus ‘esterno, straniero’.

  • «Non è più come un tempo. Anzi mi è parsa parecchio straniata.»

Il verbo ‘straniare’ parla essenzialmente di un allontanare, di un ‘rendere estraneo’. Si crea una distanza, crescente e incolmata; un legame di amicizia o di stima muta in indifferenza, se non in ostilità. Un’ambizione ci strania dagli altri, col tempo ci straniamo dalla città di origine e dalla sua cultura, e una forma di disillusione privata strania sempre più la cittadinanza dalla partecipazione politica. Lo straniere segue l’impronta dello straniero, e arriva allo straniato, che è in effetti un esito piuttosto straniato.

Infatti è curioso il modo in cui lo straniare trasfonda nello straniato (che sarebbe e resta il suo participio passato) solo un taglio specifico di significati. Al massimo, e solamente in casi rarissimi perlopiù antiquati o arcaici, lo straniato ci parla di un allontanato, di un separato in senso concreto, materiale. Ma di solito ci parla puntualmente di una distanza mentale.

Lo straniato è avulso dalla realtà, staccato dall’ambiente circostante: si è allontanato in un peculiare isolamento, in una chiusura che spesso pare trasognata. Può avere un tono di smarrimento, può avere un tono di ostilità, e facilmente è bizzarro. In maniera più temperata, può essere assorto profondamente, momentaneamente assente.

Ad esempio posso parlare del duro intervento pronunciato dalla persona in vista, che però pare straniata, presa dalle sue chimere, ignara e disinteressata del mondo; posso parlare di come, nel momento di emergenza, da un folla straniata non sia venuto alcun tipo di aiuto; posso parlare di come a matrimoni e funerali s’incontri sempre qualcuno di straniato che pronuncia parole enigmatiche.

Lo straniato non liquida il comportamento che ha perso il contatto con la realtà con i toni netti del confuso, del disorientato — che s’immagina potrebbe aver bisogno di aiuto. Non lo svilisce e butta via come farebbe lo stordito, non misura subito l’effetto come il disinteressato. Si conserva nella sfera della lontananza, in maniera severa e rispettosa — magia delle parole elevate. Ed è una lontananza radicale, ben più intensa rispetto alla sbigottita stranezza dello stranito, parente lontano che però appunto impernia sullo strano il suo modo di essere assente, nervoso, male in arnese.

Lo straniato — che sintesi penetrante di concetto — si è fatto estraneo: non riconosce e non è riconosciuto. Una qualità relativamente semplice, se ci pensiamo, ed è facile riconoscerla nei fili del mondo, anche con tutta la portata dello straniamento narrativo. È davvero potente, da nominare.

Parola pubblicata il 03 Maggio 2025