Stranito

stra-nì-to

Significato Sbigottito, stravolto, smarrito, stupito, ma anche nervoso, agitato

Etimologia voce romanesca, dal verbo stranisse, propriamente ‘diventare strano’.

Le parole precise e cristalline sono una grande risorsa, ma anche quelle più vaghe, miste e inafferrabili, per altri versi, sanno esserlo. Così nella qualità dello stranito si avvicendano e assommano tratti differenti, che a prima vista non si possono ridurre a un sentimento o a un atteggiamento unitario — ma il risultato è unico, e di grande successo.

‘Stranito’ è una parola che entra in italiano di recente, negli anni ‘60, e fa il suo ingresso dal romanesco: si tratta del participio passato del verbo stranisse, che circolava da almeno un secolo. Ora, dobbiamo prendere la suggestione originale dello stranisse nella maniera più semplice, e cioè come un ‘diventare strano’.

Questa stranezza si declina in modi diversi. Da un lato (e sono i significati indicati spesso come primari) il carattere dello stranito prende un profilo di agitazione e nervosismo — in cui un sentimento di tensione trabocca e si riflette nel comportamento esterno, che si fa più anormale, bizzarro. Così si può parlare di uno stranito che è stato fatto uscire dall’ufficio perché non aveva i documenti giusti, di una studentessa stranita prima dell’esame. Ma agitazione e nervosismo sono forme di assenza. Ci proiettano la mente da un’altra parte. E proprio l’assenza informa lo stranito.

C’è una componente di intorpidimento, di sbigottimento, di intontimento, nello stranito. Un essere fuori di sé, magari stravolto o stupito, smarrito. E anzi, è diventata in effetti una componente prevalente sull’agitato, già adombrata nelle prime attestazioni di ‘stranito’, che lo accostano al ‘malridotto’.

Così, quando mi dico stranito per la risposta aggressiva della persona a cui avevo dato un suggerimento, quando sono stranito dal comportamento alieno degli abitanti di un luogo in cui i miei viaggi mi hanno portato, stranito da una pubblicità sfacciata, marco lo stato di stranezza in cui mi trovo, un’estraneità introversa, seclusa. Ma passeggera, e non grave.

Lo stranito assomiglia allo straniato: medesima l’origine remota (l’extraneus latino), diverse le evoluzioni; si ritrovano ad essere prossime nella forma e nel significato — lo straniato si stacca analogamente dalla realtà, anche se si ritrova ad esserne avulso in maniera più radicale. Posso essere stranito per il risultato eccezionale, ma se sono straniato vuol dire che quel risultato ha strappato il mio cielo di carta. Se la tua osservazione mi lascia stranito, sarò sorpreso e disorientato come passando dalla casa buia al sole di luglio; se mi lascia straniato, mi troverai ancora lì seduto a guardare il vuoto.

Lo stranito, coi suoi significati variegati, racconta lo scollamento dal fluire solito delle cose, verso un altrove estraneo e assente — ma nella sua dimensione più ordinaria, più normale.

Parola pubblicata il 13 Novembre 2020