Talare

ta-là-re

Significato Di abito, quello indossato dai sacerdoti di diverse confessioni cristiane, lungo fino ai piedi; in genere, di veste che arriva ai piedi; al plurale maschile, calzari alati dei miti classici

Etimologia voce dotta, recuperata dall’aggettivo talaris ‘che scende fino alle caviglie’, o ‘applicato alle caviglie’, da talus ‘astragalo, malleolo, tallone’.

Se qualcuno volesse vedere nel termine latino talus un elemento anatomico preciso, col metro moderno resterebbe scornato: si può dire che il talus è dove ci si immagina che ci azzanni la perfida cagnetta della zia - infatti poteva indicare il tallone, il malleolo, l’astragalo (ossicino del piede, connesso alla tibia e al perone e che sul piede scarica il peso del corpo). Insomma, siamo nella regione fra il calcagno e la caviglia. La precisazione di questa imprecisione può sembrare oziosa, ma non lo è: infatti ci può andare bene tradurre talus con ‘tallone’ per i primi significati di ‘talare’, ma non per tutti.

‘Abito talare’: con questa accoppiata abbiamo esaurito la maggior parte delle occorrenze di questo aggettivo. È l’abito che indossano i sacerdoti di diverse confessioni cristiane nelle loro funzioni (ma fuor di liturgia): pensiamo ai preti cattolici, veste nera, abbottonata, lunga fino ai piedi. Ed è proprio la sua lunghezza che viene richiamata questo nome. In latino si diceva infatti talare ogni abito o tunica che arrivasse lunga fino al talus (e in verità si può dire anche in italiano). Insomma, il cardinale indossa la talare nera e rossa ponsò (se si parla di abiti ecclesiastici l’aggettivo si può fare sostantivo femminile), il cappotto talare indossato dall’amico alto lo fa sembrare allampanato, e visto il freddo invece di accendere il riscaldamento ci infiliamo un’elegante vestaglia talare di lana spessa.

Il fatto che il talus debba significare altro che tallone è evidente quando si parla dei talari (sostantivo maschile plurale). Con questo nome sono noti i famosi calzari alati (peraltro anche d’oro) che Ermes e l’omologo Mercurio portano ai piedi (Ermes spesso ha alato anche il petaso, cappello floscio a tesa larga). Non si sa bene dove il dio abbia li abbia presi; si sa che li prestò a Perseo per andare a uccidere Medusa nel lontanissimo paese degli Iperborei, e non è chiaro se e quando l’eroe li abbia restituiti, né come abbia fatto il dio nel frattempo, ma magari ne esistono diversi esemplari, visto che sono un elemento ricorrente anche nelle raffigurazioni di Minerva.

Ora, non tutti ci siamo immaginati come dovesse agire il sostegno propulsivo dei talari, ma la risposta è nel nome: la fasciatura del sandalo che fa volare deve stringere non tanto il piede, non solo il tallone, ma anche la caviglia, astragalo e malleoli, sollevandoci proprio lì dove pesiamo; e le alucce spuntano giusto dai malleoli. In questo modo un termine che sembrava goffo e impreciso recuperato dall’anatomia dell’antichità acquista una completezza sorprendente.

Unica attenzione va riservata se si indossano insieme i talari e la talare, perché poi di sotto si vede tutto.

Parola pubblicata il 16 Maggio 2019