Tontina

ton-tì-na

Significato Contratto in cui gli aderenti versano una quota, in virtù della quale percepiscono poi interessi o rendite, che si accrescono via via assorbendo quelli spettanti agli aderenti deceduti, e in cui alla fine il capitale intero va allo Stato o all’ultimo sopravvissuto

Etimologia dal nome di Lorenzo de Tonti, banchiere italiano del Seicento.

Settima stagione dei Simpson, “La maledizione del pescediavolo battagliero”. Verso la fine della seconda guerra mondiale lo squadrone guidato dal nonno Simpson snida i nazisti da un castello, dove ritrovano quadri di grande valore. Il bieco signor Burns (che fa parte dello squadrone) persuade i suoi commilitoni a impossessarsene, ma visto che dovranno far passare del tempo prima di poterli rivendere suggerisce di stipulare una tontina: la cassa con tutti i quadri andrà all’ultimo superstite dello squadrone. (Qui è dove ho per la prima volta sentito pronunciare il termine ‘tontina’, ricorrente nelle narrazioni di guerra.)

L’idea originale della tontina fu del banchiere italiano del Seicento di cui porta il nome, Lorenzo de Tonti, di origini napoletane. Egli propose al potentissimo cardinale Mazzarino (reggente di Francia durante la minore età di Luigi XIV) un nuovo modo per richiamare denari nelle fameliche casse dell’erario: i privati che aderivano alla tontina, versando un capitale iniziale allo Stato, ottenevano il diritto a una rendita vitalizia garantita; tale rendita aumentava a mano a mano che gli aderenti morivano: le loro quote accrescevano quelle dei superstiti. Morto l’ultimo sottoscrittore, lo Stato si teneva il capitale. Dovevano ovviamente essere sottoscrizioni scaglionate per età, magari anche per classe, e rispondeva ad evidenti logiche assicurative. Ma comunque l’invenzione di de Tonti non ebbe gran successo, né allora né nei decenni successivi.

C’è un però. Se molte tontine di Stato ebbero poco seguito, specie in presenza di più raffinate strategie assicurative che meglio rispondevano agli obbiettivi originari di questo istituto, in mano ai privati la tontina fu un istituto versatile e a cui si ricorreva volentieri per mettere insieme capitali sostanziosi - ma era molto facile da pervertire. Non solo perché fu molte volte usato come strumento elusivo per far accumulare ricchezze a soggetti che non avrebbero dovuto accumularne (come enti religiosi), ma soprattutto perché la tontina rimaneva una scommessa sulla premorienza altrui che - come i Simpson ci ricordano - era un notevole incentivo a fare fisicamente fuori i concorrenti. ‘Era’ perché, giustappunto, la tontina è oggi illegale in molti ordinamenti (anche in Italia).

Va però notato che con questo nome continuano ad essere chiamate certe forme di associazioni mutualistiche, specie nei Paesi in via di sviluppo, in cui i piccoli risparmi di molti vengono aggregati per fornire credito o acquistare beni comuni. Senza che però permanga la scommessa sulla premorienza degli altri soci.

Parola pubblicata il 25 Maggio 2017