Ventura

ven-tù-ra

Significato Sorte, fortuna

Etimologia dal latino ventura propriamente ‘le cose che verranno’, neutro plurale di venturus, participio futuro del verbo venire.

Una sorte delle più curiose, quella della ventura. Infatti, se un tempo era comune, oggi suona decisamente ricercata — tranne che in un manipolo di espressioni, specialistiche e no, in cui conserva una vitalità brillante. È una parola che ha saputo trovare le sue nicchie sicure.

In latino ventura significa letteralmente ‘le cose che verranno’ (è il neutro plurale del participio futuro di ‘venire’), ma in italiano è passato come singolare: è semplicemente il futuro, quindi, tagliato come casualità, come accidente. E proprio come ‘fortuna’ e ‘sorte’, nasce come vox media, potendo cioè essere buona o cattiva (anche se più spesso, quando non è accompagnata da specificazione, è buona).

Si può parlare di come un’analisi tenti di predire la ventura, ci si domanda per quale ventura un certo incontro sia toccato proprio a noi, e con mente serena ci sentiamo pronti a ogni ventura. Usi torniti, eleganti, ma senza dubbio rétro, se non arcaizzanti.

Eppure, se contro l’amica che vorrebbe pianificare tutto io propongo di andare alla ventura, l’uso è fresco, energico; se indifferente a una scelta sul futuro dico che no, mi rimetto alla ventura perché a me va bene tutto, l’uso è lucido, potente; e quale forza immaginifica hanno ancora oggi i capitani di ventura, le compagnie di ventura, che si chiamano così per la sfida personale alla sorte che rappresentavano, per le possibilità antiche e violente di ribaltare esistenze già scritte aderendo a corpi militari mercenari, o perfino guidandoli.

E l’avventura?. Non pare sia un derivato diretto di ventura, ha vissuto con tutta probabilità un passaggio dall’aventure dell’antico francese, ma l’etimologia latina ci riporta a un advenire che dal venire viene, e per altri rami arriva all’avvenire nostro. E andare all’avventura e andare alla ventura (pur essendo appena distinguibili a pronunciarle) non sono la stessa cosa. Chi va all’avventura ha in cuore una narrazione, una vicenda singolare — la propria. Chi va alla ventura fa silenzio sull’impenetrabile coacervo di ‘cose che verranno’, accetta il caso.

Pur arcaizzante quando è fuori di nicchia, la scelta di una parola del genere, oltre al suo mero significato, comunica lo spazio e l’energia che abbiamo preso e speso per sceglierla. Il che, in un discorso sul futuro, ha sempre il suo carisma.

Parola pubblicata il 13 Aprile 2020