Martin pescatore

Parole bestiali

mar-tìn pe-sca-tó-re

Significato Nome comune di un centinaio di specie della famiglia degli Alcedinidi, di cui la più nota è il martin pescatore europeo o alcione

Etimologia dal nome proprio Martino, a sua volta dal latino Martinus, ossia consacrato a Marte; dal latino piscatorem, derivato di piscis, pesce.

  • «Ho provato a fare qualche bella foto a un martin pescatore. Invano.»

È lungo una spanna, eppure possiede una collezione di nomi impressionante. Il più prestigioso è l’inglese kingfisher, “re pescatore”, che rimanda alla sua capacità di acchiappare pesciolini alla velocità del lampo, volando a pelo d’acqua. È però anche un richiamo ai suoi colori sontuosi, che in Toscana gli hanno meritato il soprannome di “uccello della Madonna”, dato che il mantello di Maria è tipicamente di un azzurro brillante.

Dalla tradizione classica gli viene invece il nome di alcione, che per i Greci era una delle figlie di Eolo, re dei venti. Saputo che il suo amato era morto in mare, Alcione si gettò tra le onde per raggiungerlo; gli dei ebbero pietà di loro e li trasformarono entrambi in martin pescatori. Gli concessero inoltre qualche giorno di bel tempo attorno al solstizio d’inverno, per permettere la nidificazione: sono i cosiddetti “giorni di Alcione”, da cui anche l’aggettivo “alcionio”.

La stessa origine ha anche il nome scientifico alcedo atthis, di cui la seconda parte significa “dell’Attica” (ossia della Grecia); al contempo è forse un omaggio ad Attide, la bellissima fanciulla cui Saffo dedicò alcuni versi d’amore. Marziale peraltro chiama “Attide” anche altre due figure mitologiche, Procne e Filomena, le quali subirono una sorte analoga a quella di Alcione venendo tramutate in uccelli.

E “martino” da dove salta fuori? La spiegazione più semplice è che rimandi alla festa di San Martino, l’11 novembre, che segnava la fine dell’annata agraria, giacché fra le tradizioni di questa giornata c’era la caccia al martin pescatore. Ma non è tutto qui.

Per quanto strano, è frequente che un nome proprio si trasformi nel nome comune di un animale: Berta in bertuccia, Lucio in luccio, Gaia in gazza, Gavio in gabbiano… Barbagianni poi significa letteralmente “zio Giovanni”, mentre in Francia il montone era noto come Robin, da cui forse viene il termine “rubinetto”. E non dimentichiamo il piccolo mollusco che tutt’oggi chiamiamo simpaticamente “paguro bernardo”.

I nostri antenati infatti vivevano gomito a gomito con gli animali, ed è quindi naturale che questa confidenza si sia tradotta in nomignoli tra l’ironico e il vezzeggiativo. Questo però era anche un modo per ingraziarsi le forze della natura, dalle quali dipendeva la sopravvivenza, “addomesticandole” all’interno di legami quasi famigliari.

Martino in particolare era un nome gettonato, infatti lo ritroviamo in diversi animali come il “saltamartino”: un soprannome della cavalletta, esteso per analogia ai bambini molto vivaci.

San Martino di Tours, infatti, era molto venerato (tanto che “cappella” viene da cappa, il mantello che egli condivise con un povero). Per questo il suo nome divenne frequentissimo, al punto da essere usato come sinonimo di “tizio”. Per esempio Dante, per citare due persone a caso, parla di “donna Berta e ser Martino”, l’equivalente della signora Maria e del signor Rossi.

Per questa via Martino si è trasformato nel nome per antonomasia del brav’uomo, laborioso ma un po’ tonto. Ha plasmato perciò, in alcuni dialetti, il nome dell’asino, e di conseguenza quello di due attrezzi progettati l’uno per sollevare pesi, l’altro per frenare i carri: il martinetto e la martinicca. Inoltre, poiché ai significati di Martino si aggiunse quello di “cornuto”, il nome passò al montone e, per analogia, a un tipo di chiocciola (anch’essa dotata di cornini): il martinaccio.

Un’omonimia poco lusinghiera per il martin pescatore, che avrebbe tutti i diritti di esserne indispettito.

Parola pubblicata il 27 Marzo 2023

Parole bestiali - con Lucia e Andrea Masetti

Un lunedì su due, un viaggio nell'arcipelago dei nomi degli animali, in quello che significano per noi, nel modo in cui abitano la nostra vita e la nostra immaginazione.