Connivente
con-ni-vèn-te
Significato Che assiste passivamente a un misfatto che avrebbe modo di impedire; che consente ad azioni disoneste, anche in segreto accordo
Etimologia voce dotta recuperata dal latino conivens, participio presente di conivère, propriamente ‘chiudere gli occhi’.
Parola pubblicata il 06 Settembre 2023
Ciò che giudichiamo moralmente sbagliato, perfino esecrabile, non è necessariamente violento, e anzi può sostanziarsi in azioni delle più lievi. Quando parliamo di connivenza, di persone che si sono rivelate o che sono notoriamente conniventi, spesso stiamo considerando dinamiche criminali delle più serie e gravi, e l’etimologia ci sorprende, come fa spesso, per antica eloquenza poetica.
Prima di arrivare al significato proprio del latino conivere, dobbiamo apprezzare subito come il significato forse più battuto fosse ‘far finta di non vedere’ o addirittura ‘far finta di dormire’. Insomma, il non c’ero e se c’ero dormivo dietro cui si celano coperture fra le più reticenti e doppie ha una storia millenaria. Poi in effetti conivere o connivere aveva il significato proprio di ‘chiudere gli occhi’, forse radicalmente un ‘chinarsi insieme’ riferito alle palpebre, di risalente origine indoeuropea, ma sembra abbia sempre avuto qualche difficoltà a mostrarsi neutrale — è un chiudere gli occhi che è un ‘non vedere’ che confina con un ‘ammiccare’.
Il connivente e la connivenza sono voci dotte, prestiti dal latino acquisiti a partire addirittura dal Seicento, e il loro recupero ce li offre soltanto in una dimensione morale, anche se in una doppia declinazione.
C’è un modo di essere connivente meno partecipe e anzi spesso più spaventato, concorde o comunque interessato alla rimozione di ciò che accade, che consiste nell’assistere passivamente alla perpetrazione di un misfatto che si potrebbe impedire. Il furto avviene con la connivenza del vicino di casa, che vede e finge di non aver visto, una famiglia connivente fa le viste di non notare certi traffici loschi, un gruppo connivente dissimula d’aver testimoniato all’angheria e alla molestia, e la sentenza scoperchia il silenzio di chi si affermava estraneo e invece era connivente.
D’altro canto l’essere connivente si può sostanziare addirittura in un accordo segreto. Magari non siamo proprio davanti a un memorandum, e non ha proprio il tratto attivo e cooperativo di una collusione: piuttosto un consenso implicito e interessato a lasciar compiere certe azioni — illegali, immorali. Si parla della connivenza fra una classe politica e un potentato economico che le garantisce sostegno, di organizzazioni criminali che agiscono con la connivenza delle forze dell’ordine locali, e il piccolo vantaggio fa sì che una cittadinanza sia connivente rispetto alla devastazione del proprio territorio.
È una parola molto seria, paradossalmente resa ancor più pesante dalla sua delicatezza, intelligenza. Coglie il minimo che non vuole essere còlto, anzi che aveva la ragionevole sicurezza di non essere còlto; nella sua indagine vìola l’impenetrabile segreto del ‘ma io non ho notato niente’, inchioda una menzogna che si estrinseca soltanto in un moto di palpebra. E, nello stesso modo e praticamente nella stessa forma, lo fa letteralmente da millenni. Una vera meraviglia.