Dirocciare
di-roc-cià-re
Significato Precipitare dalla roccia o di roccia in roccia (detto in particolare dell’acqua); per estensione scendere a picco o cadere (anche figuratamente)
Etimologia verbo parasintetico derivato da roccia con l’aggiunta del prefisso di- (moto da luogo); probabile calco dal francese dérocher, attestato per la prima volta nella Commedia.
Parola pubblicata il 30 Agosto 2021
Parole d'autore - con Lucia Masetti
La lingua cresce con la letteratura – e noi abbiamo un bel mucchio di parole inventate da letterati, rese correnti da autori celebri, o che nascono da opere letterarie. Scopriamo insieme queste belle parole dietro alle quali si può sorprendere una mano precisa.
Il luogo che dà i natali a questa parola è enigmatico, esotico, solenne: il tipo di posto che Indiana Jones potrebbe scoprire in una delle sue esplorazioni. Al di là del mare, nel cuore delle montagne, si erge la statua di un colossale vegliardo; il suo capo è d’oro puro, il petto d’argento, il ventre di rame, le gambe di ferro, il piede destro di terracotta. Ogni sua parte, salvo il capo, è incisa da crepe profonde, da cui stillano lacrime. Queste, precipitando di roccia in roccia nelle profondità della terra, danno origine ai fiumi infernali, per raccogliersi infine nel lago ghiacciato in cui Lucifero è confitto (Inf. XIV).
Tra le orde di commentatori che si sono accapigliate su questo passaggio, i più vedono nella statua la raffigurazione della progressiva decadenza dell’uomo (dall’età dell’oro in avanti) e nelle lacrime l’emblema di tutti i peccati commessi nel corso della storia. Altrettanto simbolici sono i corsi d’acqua che ne derivano: l’Acheronte, che segna l’ingresso nel regno della disperazione; lo Stige, la palude del rancore che imprigiona tanto gli iracondi quanto gli accidiosi; il Flegetonte, il fiume della violenza fatto di sangue ribollente; e infine il Cocito, che eterna nel ghiaccio la terribile solitudine dei traditori.
Dunque il percorso dell’acqua, che cade sempre più in basso e cadendo si perverte, rispecchia la sorte dell’anima in balìa del peccato. ‘Dirocciare’ è il verbo coniato da Dante per descrivere questa discesa, con allusione quasi onomatopeica al crosciare dell’acqua contro la roccia.
La parola poi è entrata nel lessico colto, adattandosi a descrivere innocui fiumi terreni che scorrono dai monti verso valle. In quest’accezione il verbo può essere usato anche in senso metaforico, come ha fatto un autore di nostra conoscenza definendo il Seicento “un tempo in cui il latino dirocciava continuamente nella valle della vita quotidiana” (vedi Ette).
Al contempo però ‘dirocciare’ conserva anche il significato di ‘cadere precipitosamente’, e in questo senso è ripreso da Pascoli per descrivere gli scrosci del Temporale: “Cresce in un gran sussulto / l’acqua, dopo ogni rotto / schianto ch’aspro diroccia”.
In realtà non occorre neppure che sia l’acqua a cadere. ‘Diroccia’, per esempio, la parete che scende a picco verso il mare, o il povero escursionista che precipita – letteralmente o figurativamente – in un burrone (anche ‘dirupare’ presenta questa doppia valenza). Perciò un prudente conferenziere potrebbe premettere, accingendosi a trattare un argomento insidioso: “Mi avventuro su un terreno dove rischio a ogni passo di dirocciare”.
In questo campo, per inciso, il termine ha spesso rischiato di pestare i piedi al gemello ‘diroccare’, prima che quest’ultimo scegliesse saggiamente di specializzarsi nell’edilizia.
La cosa curiosa tuttavia è che il neologismo dantesco può essere inteso anche in senso contrario. L’acqua infatti esce goccia a goccia dalle crepe della statua (così come il peccato si insinua spesso in modo sottile); perciò ‘dirocciare’ può indicare anche un movimento leggero, appena percepibile, come nella Fine dell’infanzia di Montale: “Rara diroccia qualche bava d’aria / sino a quell’orlo di mondo che ne strabilia.”
Insomma ‘dirocciare’ è una di quelle parole che, nell’emporio della lingua italiana, stanno nel reparto dei coltellini svizzeri. Forse non si vende su grande scala, ma ha sempre avuto il suo gruppetto di clienti affezionati; e, una volta che ce l’hai in tasca, finisce per tornarti comoda.