Ermetico
er-mè-ti-co
Significato Di Ermete Trismegisto, dei culti e delle discipline ispirate ai suoi scritti; di recipiente a chiusura stagna; oscuro, difficile da comprendere
Etimologia da Ermete Trismegisto, figura leggendaria d’alchimista, legata al dio greco Hermes e a quello egizio Thot.
Parola pubblicata il 29 Novembre 2023
Quando abbiamo cura di mettere la zuppa in un contenitore ermetico per il trasportoe quando ci smarriamo davanti a dei versi ermetici — brevissimi e con commenti lunghissimi —, stiamo usano un solo aggettivo per indicare qualcosa di molto diverso, si direbbe. O no? Per capirci qualcosa di più abbiamo bisogno di tornare alla radice della questione, e cioè alla figura di Ermete Trismegisto.
Siamo davanti a un personaggio leggendario dei più favoleggiati, fondatore delle sapienze misteriche d’Egitto e non solo. Visse in un tempo indefinito dell’antichità preclassica, evidentemente accostato alla divinità greca Hermes e meno evidentemente (per noi) anche alla divinità egizia dalla testa d’ibis Thot — entrambi dei della parola e della magia. Personaggio di natura incerta, Trismegisto è un attributo che significa ‘tre volte grande’.
Dà grande concretezza al personaggio un corpo di opere scritte attribuitegli, il Corpus Hermeticum, che ha avuto un successo clamoroso nella classe intellettuale di epoche diverse e lontane fra loro. In particolare la sua complessa dottrina del Come in alto, così in basso ha interessato tanto la cultura ellenistica quanto quella medievale e rinascimentale — specie nei suoi risvolti alchemici. In effetti, Ermete Trismegisto è considerato il primo alchimista, e resta una pietra miliare per l’intera disciplina.
Ora, l’alchimia ha molto di teorico e simbolico, e forse sappiamo quanto ogni azione e trasformazione nel processo di raffinazione della Grande opera, la Pietra filosofale, rispecchi trasformazioni interiori dell’alchimista. Però, come sa ogni persona che si sia cimentata in semplici studi di chimica (e come comunque è facile immaginare), oltre al sapere teorico serve anche una certa scienza pratica, manualità, e un ventaglio di soluzioni materiali per realizzare ciò che si desidera. Nelle lavorazioni alchemiche (e non solo) può essere importante chiudere un contenitore in maniera stagna, così che né liquidi né vapori possano entrare né uscire. Tale è la chiusura ermetica, e porta questo nome proprio per una pratica delineata da Ermete, che contemplava il sigillo di vasi di vetro col vetro, tramite la fusione dei bordi. Questo genere di ‘ermetico’ è il primo a emergere in italiano, nel Seicento.
Ma col Corpus Hermeticum siamo comunque davanti a una dottrina estremamente complessa, di carattere latomico, esoterico, densa di arcani e simbolismi difficilissimi da decriptare. Contemplare il modo in cui Tutte le cose appartengono all’Uno e quest’Uno è tutte le cose è contemplare un mistero — il mistero, che tanto ha influenzato il pensiero religioso antico e moderno. Così durante l’Ottocento l’ermetico prende anche il senso dell’oscuro, del difficile da capire. Se riceviamo una risposta ermetica, se le istruzioni sono ermetiche, se la critica che ascoltiamo è ermetica, significa che consiste in espressioni difficili da interpretare, chiuse, e ci capiamo poco o nulla: ci perdiamo subito in un labirinto essenziale e involuto di allusioni, riferimenti coperti, simboli — come faremmo in un testo di magia.
E in poesia, l’ermetico non rotola lontano da qui. Si può pensare con generosità che il riferimento voglia essere un’eco magica: fra le discipline arcane dell’antichità e uno stile poetico novecentesco, sta come ponte la forza magica della parola. Ma più probabilmente nella nostra esperienza distinguiamo le poesie ermetiche perché, se pretendiamo di avvicinarle con strumenti normali di comprensione del testo, ci si capisce poco. E ancor meno se ci affidiamo alle note. Sono chiuse in un’essenzialità che rompe con la tradizione precedente.
Quello a Ermete è un riferimento dottissimo, senza dubbio, eppure trasversale, capace di intervenire tanto in magia, in alchimia, in poesia, quanto nei nostri discorsi e sui nostri vasi Bormioli o Tupperware — ed è bello e sorprendente e armonico che per ragioni diverse il senso fondamentale dell’ermetico, in ogni caso, converga sulla chiusura.