Latomico

la-tò-mi-co

Significato In senso proprio, che è relativo alla latomìa, particolare tipo di cava di pietra ad uso carcerario; in senso figurato, occulto, misterioso, esoterico, iniziatico

Etimologia da latomia, prestito dal greco latomia ‘cava di pietra’, composto di lâas ‘pietra’, e di tèmno ‘tagliare’.

Una parola ostica, di primo acchito, ma ricca di suggestioni: iniziamo semplicemente dicendo che 'latomico' è un aggettivo che indica qualcosa proprio della latomìa.
Una latomia, nei campi della storia e dell’archeologia, è una particolare cava di pietra dove si mandavano ai lavori forzati i prigionieri e i condannati, i quali tagliavano i grossi blocchi necessari alla costruzione dei gloriosi monumenti le cui vestigia ancora oggi ci riempiono di ammirazione e orgoglio.
Ma nulla di straordinario, dal punto di vista etimologico: arrivando al cuore di questo carciofo linguistico, troviamo una semplice composizione di parole greche — làs, che sta per 'pietra', e tèmno, verbo che significa 'tagliare'. Costui ci è più noto di quanto non possiamo credere a prima vista: è alla base della dicotomia, e di tutto quel lessico medico che indica tagli e resezioni — anatomia inclusa!

Torniamo però alla pietra: alcuni luoghi, conosciuti per essere state cave largamente sfruttate, hanno conservato il nome specifico di latomie. È il caso delle caverne calcaree che si trovano presso Siracusa, la più nota delle quali è senza dubbio l’orecchio di Dionisio, curiosamente a forma di ‘orecchio d’asino’, particolarissima per le sue caratteristiche di amplificazione acustica, circa la quale esistono diverse leggende che vogliono il sadico tiranno Dionisio ascoltare ossessivamente quel che dicevano i prigionieri tra loro.

Pare infatti che, oltre ad essere un luogo in cui i condannati svolgevano i lavori forzati, la posizione principalmente ipogea di queste latomie le aveva rese dei luoghi perfetti per la detenzione vera e propria dei carcerati. Ciò fece sì che le latomie siracusane divenissero proverbiali come ‘prigioni nazionali’ dell’antica Roma, tanto che perfino Cicerone le menzionò come tali. Fu così che la parola latomia, oltre ad indicare la cava di pietra, iniziò a significare anche il carcere tenebroso, magari ipogeo.

Questo essere luogo ctonio ha dato adito ad ulteriori evoluzioni semantiche: ciò che sta sottoterra è nascosto, occulto e, quindi, accessibile solo a chi si mette a scavare, a cercare, a chiedere, a chi trova la via segreta. È seguendo questo senso che ‘latomico’ (ma si trova usato anche ‘latomistico’) si è avvicinato, peraltro in tempi recenti, all’esoterico e all’iniziatico — perfino al massonico, con una curiosa convergenza che ci riporta dalle cave ai costruttori delle proto-corporazioni massoniche di muratori e carpentieri.

Oltre a parlare, quindi, delle meraviglie latomiche del siracusano, o delle prigionie latomiche riservate alla dissidenza politica nello stato autoritario, possiamo anche parlare dei saperi latomici che stanno dietro al celebre piatto della nonna, come pure di ricerche su società latomiche ottocentesche, e di presenze latomiche alla festa organizzata durante una campagna politica.

Parola pubblicata il 27 Marzo 2022