Ipogeo

i-po-gè-o

Significato Sotterraneo; che vive o cresce sottoterra

Etimologia voce dotta recuperata dal latino hypogeum, prestito dal greco hypógaios ‘sotterraneo’.

Alcune parole sanno intonarsi al loro significato — e questa particolare armonia va valorizzata. Per fare un esempio a contrario, il termine ‘sotterraneo’ è chiaro: squaderna ciò che intende nella maniera più evidente. Eppure il sotterraneo, anche figuratamente, è proprio l’opposto dell’evidente.

Il termine ‘ipogeo’ è un recupero dal latino tardo, a sua volta prestito dal greco, in particolare della voce hypógaios. Ed è esso stesso un recupero tardo, della fine del Settecento. La sua costruzione è semplice: hypó significa ‘sotto’, e lo conosciamo nella miriade di parole che sono composte con l’elemento ‘ipo-;’ è la terra. Quindi l’ipogeo è il sotterraneo.

Non si tratta di una parola astrusa — è solo greca, composta di pezzi dei più correnti. Ma questo vale a renderla relativamente inaccessibile, di ricercatezza non esclusiva, ma coperta. Richiede una certa decifrazione. E qui sta l’armonia dell’ipogeo col suo significato.

L’ipogeo, aggettivo e sostantivo, non marca in maniera speciale significati di occultamento in recessi posti sotto il livello del terreno. È semplicemente lì sotto. Si dicono ipogei gli organismi che vivono in un ambiente sotterraneo (come pure endogei, cioè che stanno ‘dentro la terra’, quasi grembo); ipogei gli organi delle piante che crescono sotto la superficie, rizomi, tuberi. E sono ipogei anche gli spazi che sotto terra si allargano, creando vani nella compattezza della terra. Specie, in archeologia, tombe. Anzi, questi sono i primi ipogei di cui si è parlato in italiano — di sepolcri ipogei, di ipogei appena scoperti, in cui penetrano a vuoto radici d’albero.

Questa ricercatezza taglia sartorialmente l’ipogeo per registri scientifici e aulici, a cui è particolarmente vocato — ma con queste stesse vesti lo possiamo estendere. Se raccontiamo di come la visita nella grande cantina ci abbia schiuso le porte di vasti odorosi ipogei, del minuscolo ipogeo in cui ci siamo trovati ad abitare per un modico prezzo a quattro cifre, della ragna di corridoi ipogei che si allarga collegando i padiglioni dell’ospedale, ciò che comunichiamo è un tono ora elevato, solenne, ora ironico, iperbolico, ora serio, esoterico. Un termine appartenente a un certo registro, portatone fuori non è necessariamente fuori posto.

Capiamo così che risorsa di pregio sia e piuttosto versatile, in questa ambivalenza di inaccessibilità relativa che dimostra.
Ma c’è di più — appena una nota, beninteso — che ci porta oltre all’archeologia, oltre alla biologia, oltre all’edilizia. Con un gusto di antichità perfino latino, sono detti ipogei anche quei punti della volta celeste che si trovano sotto l’orizzonte, come anche i punti ‘sotto (sulla) terra’ che si trovano dabbasso nel cerchio dell’orizzonte rispetto a un punto del cielo in alto. Così la collega che sa i moti delle stelle ci indica il punto ipogeo dove si trova grossomodo la luna, mentre io, col mio buon cuore, ammiro la stella brillante sull’ipogeo della casa del mio arcinemico, sperando segretamente che ci caschi sopra.

Parola pubblicata il 18 Settembre 2021