Gigioneggiare

gi-gio-neg-già-re (io gi-gio-nég-gio)

Significato Imporsi con la propria vanità all’attenzione altrui; recitare in maniera enfatica e con volontà di primeggiare

Etimologia daGigione, personaggio reso celebre da Edoardo Ferravilla.

Certe parole sopravvivono al riferimento da cui sono scaturite, caduto nell’oblio. Proprio come le persone, anche le parole si possono conoscere a un certo punto della loro vita, senza sapere niente di ciò che è successo prima — e questo non toglie un bottone alla piacevolezza e alla ricchezza della loro frequentazione. Ma sono casi che ci danno due spazi eccezionali su cui riflettere: quale è, allora, la loro origine? E com’è che continuano a funzionare così bene a dispetto del suo oblio?

Edoardo Ferravilla è stato un attore e commediografo milanese — floruit fra fine Ottocento e inizio Novecento. Fu particolarmente apprezzato come attore in dialetto, e ideò alcuni personaggi che nella cultura milanese hanno lasciato il segno, anche perché sviluppati in riviste e portati in alcuni cortometraggi del primo cinema. In particolare con la rivista Il Minestron divenne celebre el Gigiùn.

Questo Gigione (accrescitivo di Gigi, ipocoristico di Luigi) era un cantante sfiatato e rauco ma vanaglorioso e vanesio, sempre in cerca di parti anche scarse per cui farsi scritturare. Il successo della figura travalicò l’orizzonte locale e diventò un’antonomasia tanto rappresentativa che il nome ha dato vita a una cascata di forme derivate — gigioneria, gigionata, gigionesco, gigioneggiare — con dei significati che si sono via via estesi. Partendo dai caratteri del personaggio, il gigione è diventato l’attore enfatico che smania per primeggiare, e più ampiamente chi s’impone con la sua vanità all’attenzione altrui. Significati mica male da avere in testa, eh?

Certo che, scordati el Gigiùn e Ferravilla, anche da sé col suo solo suono, senz’altri riferimenti e trascorsi, ‘gigione’ sa essere molto evocativo. Morbido e suadente, sonoro e goffo ed essenzialmente ridicolo, riesce a interpretare meravigliosamente il suo significato — e in parte sta senz’altro qui la forza del suo perdurante successo.
Il gigioneggiare, per ventura, amplifica il gioco di ‘gi’ del gigione, con un effetto strabiliante.

Già quella del gigione è una qualità composta di atteggiamenti; il gigioneggiare ce li mette in scena, ne fa comportamenti plateali. Azioni e parole si gonfiano, cercano il massimo rilievo per ottenere ammirazione.
Gigioneggia lo sportivo prima della gara, sicuro (troppo sicuro?) del risultato; gigioneggia l’amico a cena, soverchiando ogni altro discorso raccontando la fatica di fare la spola fra Londra e Dubai; mentre gigioneggia l’attrice che cerca di sopperire alla scarsa comprensione della tensione drammatica con gesti e intonazioni di gran patetismo.

Nella sua grossezza, nel suo ridicolo è una parola davvero fine; icastica nel rendere un carattere e un comportamento umano, lo riesce a fare in maniera divertente, ed evidentemente indimenticabile.

Parola pubblicata il 21 Dicembre 2024