Sentina

sen-tì-na

Significato Fondo interno dello scafo di una nave, dove si raccolgono gli scoli; ricettacolo

Etimologia dal latino sentina ‘fondo della barca’, di origine incerta.

Se c’è una caratteristica che pare immutabile, nelle imbarcazioni, è lo schifo che si raccoglie nella sentina.
Già il latino sentina è chiarissimo, in questo senso: indica la parte interna più bassa dello scafo, e si mostra un termine maturo, ricco di significati figurati — del tutto simili a quelli con cui viene usato ancora oggi, sempre uguale.

Il modo che ha di raccogliere via via tracce di rifiuti, scoli di lavaggi, carburanti, e il tragico puzzo che emana, fanno della sentina il ricettacolo di brutture per eccellenza. Dizionari di un tempo definivano pittorescamente la sentina come ‘fogna della nave’. E non solo, la sentina è più che ripugnante: in effetti qui si raccolgono anche le infiltrazioni d’acqua dello scafo, e perciò da sempre quello che si raccoglie qui non solo disgusta, ma deve anche essere controllato. La sentinella, che oggi ci si presenta col profilo altero e generico di una guardia, in antichità stava originariamente a vigilare del fondo dell’imbarcazione, da prosciugare secondo necessità.

La nostra sarebbe cupa ipocrisia, se non ammettessimo che ci piace indicare luoghi che specie figuratamente raccolgono roba (e gente) ributtante, scellerata, corrotta. Ci serve il nome giusto, quello che secondo la situazione sia meglio in grado di rendere a chi ci ascolta uno stomachevole groppo di repellenza fisica e morale. Purtroppo, le opzioni sono poche.

Il covo implica una certa trama: il covo dei pirati non è solo un luogo in cui si radunano, ha un forte tratto operativo. È lì che covano il loro tesoro e i loro piani furfanteschi. Il nido figuriamoci, anche se in effetti è spesso zeppo di escrementi, è inarrivabile figura di protezione famigliare e dolcezza. Il ricettacolo funziona bene, ma la sua immagine è piuttosto astratta: è luogo che riceve, peraltro non solo cose negative, e non dà niente di più definito. La già menzionata fogna è facilmente troppo — troppo esplicita, troppo estrema, anche se senz’altro ha un potere evocativo mirabile. La cloaca, pur essendo sostanzialmente la medesima cosa, riesce a coprirsi un po’ grazie al suo registro elevato, ma parla comunque molto chiaro.

In questo panorama la sentina spicca: ha quella graziosa ricercatezza tipica dei termini marinareschi, è relativamente comune, non è scodellata come la fogna ma non si nega liquami e topi — in concreto e in figura.
Posso parlare dell’olezzo di sentina che promana dalla bocca di chi ci sta interrogando, di un certo ambiente chic della città che è diventato una sentina di vizio e traffici sordidi, di una famiglia intera che ci viene rappresentata di pettegolezzo in pettegolezzo come una squallida sentina, o di come un giornale racconti una certa frangia politica come una sentina.

È una parola non scontata: incontrarla in una frase desta sempre una certa piacevole sorpresa, a dispetto della sua spiacevolezza intrinseca.

Parola pubblicata il 13 Marzo 2025