Serenata

se-re-nà-ta

Significato Musica eseguita sotto le finestre della donna amata; omaggio musicale nei confronti di un personaggio di riguardo. Genere o forma della musica cólta.

Etimologia da sereno, dal latino serenus ‘sereno’ (riferito al cielo) e in senso figurato ‘calmo, tranquillo’ — forse sovrapposto a sera.

L’aria s’oscura e di minute stelle
Già si diping’il ciel
Et in ciascuna parte
i bei raggi suoi scopre la luna.

Così esordiscono i versi di una Serenata musicale contenuta nel Primo libro delli madrigali a sei voci di Alessandro Striggio (1560). Il testo descrive l’invocazione di uno spasimante sotto la finestra dell’amata, proprio come nello stereotipo della serenata popolare, anche se in questo caso la musica è un dotto madrigale a sei voci. L’ambientazione serale corrobora la tesi che l’etimologia del termine sia duplice, da ‘sereno’ e da ‘sera’.

Si tratta però di un genere complesso, che ha avuto forme variabili nei secoli, riguardo alla destinazione, all’organico, al carattere, all’area geografica e agli apparati scenografici allestiti in determinate occasioni. In generale, le serenate musicali sembrano caratterizzarsi per la funzione encomiastica, o di ‘omaggio sonoro’, serale oppure notturno.

In letteratura la parola serenata, riferita a un canto dedicato alla donna desiderata, si trova già nella Beca da Dicomano di Luigi Pulci (1432-1484) ma, trattandosi di versi burleschi, qui l’amata «è soda e tarchiatella che gli riluce, Iddio la salvi, il pelo».

Nel XVII secolo furono composte musiche a una o più voci che portavano il medesimo nome; in seguito la parola fu usata, anche all’estero, per indicare musica per voci e strumenti, di solito a carattere celebrativo. Alcuni compositori intitolarono con questo termine brani solo strumentali, consuetudine definitivamente accolta nel Settecento. Per esempio, la Serenade di Heinrich Biber (1673), o quella di Johann Jakob Walther nell’Hortulus chelicus (1688), composizione in cui il violino imita diversi strumenti: un ‘coro di violini’, un ‘organo tremolante’ e così via, come si legge nella didascalia originale sotto riprodotta.

Nel Settecento la serenata si presentava come forma autonoma affine alla cantata, all’oratorio, o al notturno. Spesso fu rivolta in omaggio a esponenti dell’aristocrazia o della borghesia, oppure era stata da essi stessi commissionata.

Le esecuzioni musicali erano rappresentate all’aperto, a condizione che il cielo fosse sereno, ma potevano avere poca fortuna, e non a causa della musica. Per esempio, nel 1706 a Roma, in una piazza Navona appositamente allagata, «la notte alle 4 hore vi fu una serenata fatta dal marchese Ruspoli; ma perché, cantandosi in mezzo all’acqua, il popolo che va alla riva non la poteva udire, hebbe un plauso di fischiate, massime essendo cadute in acqua certe ninfe che stavano ad udirle in calesse»!

Le ricerche condotte da Dinko Fabris hanno inoltre rivelato che l’uso di eseguire serenate a Napoli aveva una lunga tradizione autoctona e collegata al mito della fondazione della città, il cui nome originario proveniva dalla sirena canora Partenope.

La serenata ebbe diffusione internazionale: in Spagna, Portogallo, Germania, Austria, Boemia.

Rousseau nel 1768 affermò che la parola, d’origine italiana, proviene senza dubbio da sereno, o dal latino serum, sera. Aggiunse che il silenzio della notte, che bandisce ogni distrazione, esalta la musica e la rende più gradita.

Qualunque movimento di una composizione che avesse un accompagnamento a corde pizzicate (imitando il liuto, la chitarra o il mandolino) e un’ambientazione notturna poteva connotarsi come serenata. Mozart ne compose alcune strumentali, ma anche per le sue opere, come Deh vieni alla finestra nel Don Giovanni; altrettanto fecero Rossini, Donizetti. Dall’Ottocento in poi si sviluppò come forma da concerto, da cui nacquero le serenate di Brahms, o di Čajkovskij.

Comunque, il termine si presta a usi figurati. Nelle notti calde d’estate, a finestre spalancate, saremo cullati dalla sommessa serenata dei grilli, o resi insonni da quella insistente di cori felini.

Serena, serotina, sirenica e forse altro. La serenata da secoli esprime palpiti d’amore, di ossequio, di gioia.

Parola pubblicata il 28 Marzo 2021

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