Tango

tàn-go

Significato Ballo e canto rioplatense in tempo binario (2/4, 2/2, etc.) danzato in coppia

Etimologia etimo incerto.

Il tango ha avuto una diffusione così vasta che la scansione metrica di habanera-tango è stata utilizzata anche nella celebre canzone nostrana ‘O sole mio (1898). Tuttavia l’etimologia della parola è ancora dibattuta, così come le origini della sua musica.

Sicuramente il tango rappresenta un elemento caratteristico della composita cultura argentina e uruguaiana, tanto che nel 2009 è stata approvata una proposta congiunta di Argentina e Uruguay per includerlo nell’elenco del patrimonio culturale immateriale dell’UNESCO.

Alcuni studiosi affermano che la parola potrebbe essere di origine africana, probabilmente Kikongo (come tante altre parole con il gruppo consonantico ‘ng’: changüí, bongó, conga e così via). Altri ritengono che il termine derivi dallo spagnolo tañer (a sua volta dal latino tangĕre), cioè suonare uno strumento.

Sin dai tempi coloniali, gli schiavi neri del Rio de La Plata usavano la parola tango per indicare i loro strumenti a percussione, il luogo della danza e finanche la danza stessa. Il termine è comunque documentato dal 1780 per denotare una danza afro-caraibica.

All’inizio dell’Ottocento il significato fu esteso per designare la comparsa negra, ossia una sfilata di personaggi danzanti e recitanti, che veniva organizzata a Montevideo per il Carnevale; a metà secolo risalgono invece i primi riferimenti al tango andaluso e a quello zigano, o flamenco. Il tango è certamente legato alla contradanza cubana, detta anche danzón, all’habanera e al tango cubano. Quest’ultimo, insieme all’habanera, si era diffuso in tutta l’America Latina nel 1850.

All’inizio del Novecento il tango spopolò a livello internazionale. Dopo il 1907 divenne di moda nella società parigina grazie a Camille de Rhynal, che modificò i movimenti considerati troppo rozzi per le sale da ballo; alla fine della prima guerra mondiale divenne uno dei balli più popolari.

Se il cantante Carlos Gardel (1887-1935) diede un’impronta socio-culturale al tango, la sua struttura standard fu stabilita dal compositore Enrique Delfino (1895–1967): due sezioni musicali di uguale lunghezza, con la seconda generalmente nel tono della dominante o in quello della relativa minore della tonalità principale.

I primi ensemble strumentali di tango furono tercetos (trii), di solito violino, chitarra (o fisarmonica) e flauto. Intorno al 1900 fu incluso il pianoforte e il bandoneón (un particolare tipo di fisarmonica); successivamente, si formarono organici più ampi.

Le coreografie del tango rappresentano un erotismo quasi stilizzato: la coppia si avviluppa in figure dove l’uomo è dominante; motivo che probabilmente ispirò il titolo dello scabroso film Ultimo tango a Parigi di Bernardo Bertolucci, o la struggente scena di Scent of a Woman in cui Al Pacino danza con grande disinvoltura.

Il tango si sviluppò da incroci e ibridazioni in cui era presente una componente culturale proveniente da strati sociali infimi, addirittura malavitosi, tipicamente del contesto urbano di Buenos Aires. Perfino il più famoso ballerino di tango, José Ovidio Benito Bianquet (1885-1942), ebbe esperienze turbolente con la giustizia. I testi del tango esprimono l’amore e la vita in termini fortemente pessimistici e spesso drammatici. Astor Piazzolla si avvalse addirittura del grande scrittore Jorge Luis Borges per il suo progetto discografico El tango (1965).

Si distinguono tre tipi di tango: il tango-milonga, strumentale e con un forte carattere ritmico, il tango-romanza, sia strumentale che vocale, più lirico e melodico, e il tango-canción che, come indica il termine, è sempre vocale, con accompagnamento di strumenti, e ha carattere sentimentale.

Dagli anni Novanta, il tango ha vissuto una rinascita che è andata rinvigorendosi fino ai giorni nostri, sia nelle sale da ballo che in quelle da concerto.

Parola pubblicata il 02 Agosto 2020

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