Prevaricare

pre-va-ri-cà-re (io pre-và-ri-co)

Significato Abusare del proprio potere per i propri scopi; sopraffare gli altri abusando della propria posizione di forza; oltrepassare i limiti del giusto; trasgredire, stravolgere, ribaltare

Etimologia voce dotta recuperata dal latino tardo praevaricare, che nel latino classico era praevaricari: propriamente significa ‘oltrepassare allargando le gambe’ (derivato di varicare ‘allargare le gambe’, con prefisso prae- ‘oltre’).

Se quel ‘varicare’ che leggiamo nel ‘prevaricare’ ci fa subito pensare a un valicare, e quindi a un oltrepassare, uno scavalcare, non siamo fuori strada. Propriamente, nel latino da cui proviene, il varicare descrive l’atto di allargare le gambe; se ci installiamo in testa il prefisso prae-, che indica un ‘avanti’, ma in certi casi, figuratamente, anche una precedenza di altezza, di levatura, otteniamo l’immagine sintetica e potente di un ‘allargare le gambe sopra’, come quando con slancio felino o placido calcolo apriamo le gambe per sorpassare un ostacolo (e strrrap, tutto all’aria).

Simile allo ‘scavalcare’, però cattura nella sua fotografia un momento appena precedente: lo scavalcare si compie quando il suo passar sopra è sceso avanti, mentre il prevaricare si gode quasi l’istante in cui trasgredisce, pesa e incombe sul limite, sull’ostacolo, sull’altro, di cui dispone liberamente. Il prevaricare è in genere un abusare del proprio potere; di solito si chiosa che il fine è disonesto, ma questo non è necessario (anzi tanti si ripetono che il fine giustifica i mezzi): l’azione che descrive è delle più generiche. anche se di solito si tinge di sopraffazione, prendendo il profilo di un prevalere abusivo sugli altri da una posizione di superiorità, maschia o maramalda. Certo il politico con velleità di accentramento fa di tutto per prevaricare copertamente, e il ragazzino investito di una minima autorità può subito prevaricare, ma più comunemente diremo che il collega prevarica sugli altri in una competizione che è solo nella sua testa, racconteremo di come subito dopo l’incidente l’automobilista nel torto abbia cercato di prevaricare sull’altro, riconducendosi poi ad agnello davanti ai testimoni. I limiti del giusto vengono oltrepassati.

Con una limpidezza splendida, questo verbo ci accompagna nel suo nocciolo più astratto di trasgredire — in un ventaglio che arriva allo stravolgere, al ribaltare. Per cui posso prevaricare con disinvoltura la norma che non mi si confà, dare versioni che prevaricano l’evidenza dei fatti. E in effetti è il nocciolo originario: anche il praevaricari latino era un trasgredire, in particolare a un principio di lealtà in tribunale, compiuto fra le parti facendo intese occulte volte ad adulterare l’esito del processo. C’è un limite a cui si deve rispetto, ma nel prevaricare, ora come allora, ci si solleva la toga, ci si ritirano su i calzoni e si allarga il passo abusivo.

Parola pubblicata il 20 Agosto 2019