Acroamatico

a-cro-a-mà-ti-co

Significato Di insegnamento, riservato a una cerchia ristretta; che è trasmesso oralmente, che si apprende dalla viva voce di chi insegna

Etimologia voce dotta recuperata dal tardo acroamaticus, dal greco akroamatikós ‘che si ascolta’.

  • «L'insegnamento delle sue ricette è esclusivamente acroamatico.»

Ci sono molti modi di apprendere certe conoscenze. Una bipartizione estremamente importante, che si può fare in generale, è fra gli apprendimenti acquisiti dalle pagine scritte e quelli acquisiti dalla viva voce di una persona.

Si sa, l’opera pensata come scritta — magari anche direttamente pedagogica — ha sempre una complessità più pesante, un’organicità più ricercata rispetto a quello che la medesima persona autrice direbbe o mostrerebbe dal vivo. Lo scritto ha bisogno di una notevole solidità, deve spiegare e reggere, sviluppare e completare, insomma deve portarsi in valigia tutto quello che serve per farsi intendere dall’inizio alla fine da un pubblico indeterminato, e magari conservare posizioni e strumenti adatti a difendersi. Perciò, ciò che mettiamo per scritto è fisiologicamente meno avanzato rispetto a quello che possiamo dire e sostenere di persona — quando invece abbiamo tutta l’agilità del mondo, e possiamo adattare il contenuto a chi ci segue e ad altre contingenze, e battere teste di ponte, anticipare, allacciare, approfondire l’imprevisto, perfino farci venire in mente qualcosa di prima impensato. Ma non solo.

Ciò che si insegna a voce non corre di mano in mano, non si semina indefinitamente. Può contare su una maggiore circoscrizione del pubblico, sulla coltivazione di un rapporto di discepolato, e perciò è intrinsecamente più adatto all’insegnamento esoterico — in effetti il greco esoterikós è proprio ciò che ha il carattere d’essere intimo, riservato (il prefisso éso- in greco significa ‘dentro’ — ci confonde il fatto che il prefisso contrario éxo-, ‘fuori’ sia adattato in italiano come ‘eso-’).

L’acroamatico (finalmente!) si pone in questo quadro come ciò che è imparato direttamente dalla viva voce di chi insegna (letteralmente significa ‘ascoltabile, che si ascolta’). È un aggettivo rimasto famoso in riferimento alle… sbobinature delle lezioni di Aristotele. Erano saperi trasmessi oralmente e destinati a discepoli del Liceo aristotelico già istruiti; paradossalmente (o no?) questi ci sono arrivati e per iscritto, mentre altre opere che Aristotele aveva curato di più dal punto di vista letterario e aveva pensato per la divulgazione esterna, gli scritti essoterici (attenzione alla doppia esse, qui il prefisso originale è éxo-, ‘fuori’, ‘essoterico’ è il contrario di ‘esoterico’), no. A quanto pare il ‘questo lo posso dire solo a voi’ è una garanzia sempreverde di divulgazione totale.

Aristotele a parte, questo termine ci permette di cogliere e indicare un carattere molto specifico e interessante di una conoscenza che si acquisisce. Il fatto di averla avuta dalla voce di maestri e maestre spesso fa la differenza, nella sua sostanza o anche solo nel nostro racconto.

Possiamo parlare delle ricette acroamatiche della nonna, così diverse da quelle che scrive, degli insegnamenti acroamatici ricevuti nello studio in cui abbiamo imparato la professione, delle riflessioni acroamatiche che il professore non condivideva dalla cattedra, ma davanti alla macchinetta del caffè.

Il carattere di ciò che è riservato a una stretta cerchia procede da questa modalità stretta di acquisizione, e c’è un punto ulteriore che questa parola ci mette in luce — sempre vero anche se nella nostra epoca le voci sanno trasvolare: la voce che ti insegna può essere estremamente intima.

Parola pubblicata il 17 Agosto 2023