Essoterico
es-so-tè-ri-co
Significato Di sapere, destinato al vasto pubblico; chiaro, comprensibile
Etimologia voce dotta recuperata dal latino exotericus, prestito dal greco exoterikós, da éxo ‘di fuori, esterno’ col suffisso -teros, che indica opposizione.
Parola pubblicata il 09 Dicembre 2021
Generalmente si sa in che cosa consista la qualità dell’esoterico: è il misterioso, l’occulto, l’inaccessibile a chi non abbia avuto un’iniziazione. Esoterici i tomi d’alchimia, esoteriche le ricette della nonna in cui tutte le dosi sono ‘a occhio’, esoterici dei saperi scientifici che richiedono basi precise.
Di parole pronte che significhino il contrario di ‘esoterico’, su versanti specifici, ne abbiamo diverse — dal manifesto, al pubblico, all’accessibile, perfino al facile. Ma ce n’è una, fascinosa e meno nota, che nasce esattamente in sua contrapposizione, e che se ne distingue per una singola lettera: l’essoterico. Proiettiamoci nelle antiche scuole filosofiche, e facciamo attenzione perché nel gioco degli specchi di significati e prefissi è facile perdersi.
Il motivo di questa prossimità contraria (esoterico/essoterico) sta in uno di quei tratti squisitamente disorientanti della lingua greca, e del modo in cui si è infiltrata in italiano: il prefisso eso-. Dall’esotico all’esoscheletro, dall’esopianeta all’esogeno, ci è noto per significare un ‘fuori’, un ‘esterno’: l’esotico è caratteristico del lontano ed estraneo, l’esoscheletro ha delle funzioni dello scheletro ma è nella parte esterna del corpo, l’esopianeta è un pianeta fuori dal nostro sistema, l’esogeno agisce e proviene da fuori. Deriva dal greco éxo-, che ha proprio questi significati. Ma però…
Il prefisso eso- in italiano può anche avere un altro valore — per l’esattezza, contrario. Infatti in greco esisteva anche éso-, col significato di ‘dentro’. Non ha dato frutti di rilievo in italiano... tranne l’esoterico. Il greco esóteros da cui deriva era l’intimo, contrapposto all’esterno, ed è per questo che l’esoterico ci parla dell’inaccessibile, del riservato; in quelle scuole greche il sapere esoterico era anche detto acroamatico, cioè ‘impartito a voce’. Però queste scuole (pensiamo a quella di Pitagora, o di Aristotele) non erano delle monadi completamente riservate a discepoli iniziati: una certa porzione di sapere poteva essere condivisa anche con la gente profana, ed era il sapere essoterico. Opere e lezioni essoteriche (non ci inganni il raddoppio, siamo davanti all’eso-/fuori) erano quindi accessibili, rivolte all’esterno, sempre in contrapposizione con un interno esclusivo. Potremmo vederci dentro un profilo divulgativo.
Così possiamo parlare della versione essoterica che le persone di scienza cercano di dare della loro disciplina, di una credenza religiosa essoterica che in teologia viene molto circoscritta e circostanziata, di un’usanza essoterica locale di cui viene messa a parte la prima torma turista (mentre certe altre vengono conservate più gelosamente), dell’amore per i tratti essoterici di certe poesie, che vola nel popolo distante dalle finezze della critica. Ma si può anche apprezzare la verve essoterica dell’articolo scientifico che pure non sacrifica una punta di precisione, la spiegazione essoterica del professore, che ancora ricordiamo per la sua chiarezza cristallina.
Il pubblico e l’aperto si mescolano col chiaro e il comprensibile, nell’essoterico — che mostra quella ricercatezza che solo le parole con alti riferimenti ad usi filosofici dell’antichità hanno. Resta un termine poco usato: peccato che l’essoterico sia piuttosto esoterico.