Aggeggio
ag-gég-gio
Significato Cosa da nulla, gingillo; oggetto non ben definito; imbroglio, pasticcio
Etimologia forse dal francese antico agiets ‘ninnoli’, dal latino adiectus ‘aggiunta’.
Parola pubblicata il 01 Settembre 2018
ag-gég-gio
Significato Cosa da nulla, gingillo; oggetto non ben definito; imbroglio, pasticcio
Etimologia forse dal francese antico agiets ‘ninnoli’, dal latino adiectus ‘aggiunta’.
Parola pubblicata il 01 Settembre 2018
Il fatto che non si possa dire nulla di certo sull’etimologia di questa parola non fa che rafforzarne il fascino indeterminato.
C’è chi ci ha visto un chiaro derivato di ‘aggio’, trovando un addentellato figurato nel trafficare denaro; c’è chi l’ha voluto direttamente derivato del latino adiectus, facendo dell’aggeggio un lavoro di aggiunte raffazzonate e posticce; sembra più accreditata l’ipotesi di una derivazione da adiectus, ma mediata dal francese antico: è così che l’aggeggio emergerebbe col singificato primo di ninnolo, di cosa da niente.
Possiamo rinvenire quindi una scatola di aggeggi radunati negli anni che non valgono il cartone che li contiene; il banco del mercatino è affollato di aggeggi - ma qualcosa di buono, chi sa cercare, lo trova sempre; e “Ah, questo aggeggio?” fa l’amico ricco come un satrapo quando gli chiediamo del Patek Philippe che ha al polso.
Ma più che il gingillo da nulla, l’aggeggio ha il significato magnifico di ‘oggetto non ben definito’, indefinito per complessità, per ignoranza, per fretta, per noncuranza (scorcio interessante: il nulla e l’indefinibile sono contigui). “Hai aperto la cassetta?” “Sì, è piena di aggeggi” “Ecco, devi cercare le pinze rosse” “C’è un martello, va bene uguale?”; per non parlare dei giovani d’oggi che sono sempre dietro a questi aggeggi tecnologici (oh, se chi li chiama così sapesse…!); e cucinando “Mi passi quell’aggeggio sul tavolo?” “Quale?” “Il frullatore.”
Non è comune l’uso figurato che fa dell’aggeggio un imbroglio, un pasticcio: mi ritrovo in un aggeggio inaspettato, non so come togliermi da questo aggeggio. Probabilmente la debolezza di quest’uso sta nel fatto che raccoglie il carattere indefinito, escludendo l’immagine ineludibile di oggetto fisico che l’aggeggio ha nella nostra mente. E poi sentiamola forte: due doppie ‘dʒ’, quasi spremute nello sforzo di aprire o far funzionare un aggeggio.