Amarrare

a-mar-rà-re

Significato Ormeggiare, fissare a una struttura

Etimologia dal francese amarrer ‘ormeggiare’, derivato dal medio olandese aanmaren.

Alcune parole si presentano come grandi correnti in cui confluiamo tutti senza un pensiero in più. Proprio in casi del genere, trovare delle alternative diventa particolarmente interessante. Con quale verbo descriviamo l’atto di assicurare un’imbarcazione perché non venga trascinata via dalle acque?

Ormeggiare è un verbo antico, di origine greca, con una grande storia mediterranea — e lo conosciamo tutti. Amarrare no. Attraversando il francese, echeggia antichi verbi olandesi, germanici, di analogo significato. Ha avuto una sorte curiosa, in italiano, perché pur attestato nella prima metà dell’Ottocento (nel Dizionario italiano-scientifico-militare di Giuseppe Ballerini), ha condotto un’esistenza umbratile, molto circoscritta. Facendo peraltro convivere almeno due varianti, amarrare e ammarrare (ben confondibile con l’ammarare dell’idrovolante, che è tutt’altra azione), a cui forse si può aggiungere amorrare.

Non solo è riuscito a sviluppare significati tecnici ulteriori, che descrivono l’assicurare linee e parti mobili a una struttura fissa (per cui si può parlare di fili amarrati ai tralicci); ma soprattutto ha catturato l’attenzione e si è fatto immortalare da scrittori di importanza assoluta, da Verga a Gadda passando per Montale. E viene da domandarsi perché.

Non c’è niente di strano, nel suo significato: è in effetti un semplice ormeggiare. E però, se l’ormeggiare evoca l’insieme di ciò che è necessario per l’ormeggio, senza specificazioni ulteriori, l’amarrare tira nel discorso solo l’amarra, solo la fune — in un’immagine non solo limpida, ma ricca nel suono di quell’attrito cigolante e di quella tensione che produciamo tirando bene un nodo di bitta. Fa risaltare un’azione che anche (forse soprattutto) a chi ha poca dimestichezza con le barche pare ordinaria, la sbalza dal fondo di normalità.

Anche solo parlare delle barche amarrate lungo il molo le rende una visione più presente e netta, meno scontata e trascurata rispetto alle barche ormeggiate; ma potremmo anche parlare dei palloncini amarrati alla ringhiera, che oscillano in alto rimbalzando gli uni contro gli altri; delle bici amarrate alla rastrelliera che cambiano di lezione in lezione, di spettacolo in spettacolo; di fogli di appunti amarrati alle pagine con graffette, o dei festoni amarrati alle piante.

Una parola ricercata, che sa trasformare l’ovvio.

Parola pubblicata il 25 Giugno 2020