Arcigno

ar-cì-gno

Significato Duro, aspro, scostante, torvo

Etimologia etimo incerto; forse dall’antico francese rechigner ‘mostrare i denti, fare una smorfia’.

Davanti a questa parola succede qualcosa di strano. Vediamo, sentiamo il suo significato, riusciamo a percepire in modo distinto come stringe un volto, una voce, il colore che dà a un atteggiamento… ma è una parola che al nostro occhio non fa trapelare niente della sua origine. Non manifesta parentele; magari le si può richiamare vicino, per mera suggestione, un grappolo di parole che va dall’acido all’asprigno all’arcinemico, ma la realtà è che resta isolata.

Non tutti i linguisti si sbilanciano presentando un’origine certa; la via più probabile allo stato attuale (che non scioglie tutte le riserve) pare sia che si tratti di un germanismo, passato attraverso il francese antico: l’antico alto tedesco kinan è uno storcere la bocca che, con la mediazione dei dialetti franconi può essere arrivato all’antico francese rechigner, fino ad esprimersi nell’antico verbo italiano (e appena appena attestato) ricignare, da cui l’arcigno.

Ebbene, siamo davanti a un termine che è senz’altro caratterizzato benissimo. Altrimenti non sarebbe possibile la convergenza netta fra il plausibile racconto etimologico (certo non riconoscibile per puro intuito) e l’immagine che subito ci proietta in mente. È una voce trecentesca e il suo significato non è slittato di una virgola: la gente arcigna affolla le nostre vite come affollava quelle dei nostri nonni del medioevo. E peraltro in questa caratterizzazione pesa moltissimo la perfezione del suono, che è insieme duro e smiagolato.

Come accennavamo l’arcigno è duro, severo — ma rispetto a questi è meno impenetrabile e autoritario. Un’espressione accigliata può essere tutta introversa, mentre l’arcigno è comunicativo; il torvo si limita allo sguardo, mentre l’arcigno sa investire ogni espressione personale; e il burbero e lo scostante possono avere dei profili di riservatezza da cui l’arcigno prescinde.

Un volto arcigno ha dipinta una smorfia poco rassicurante e ancor meno amichevole, e certo si nota dalla parte superiore del viso, corrucciata… ma è la bocca ad essere determinante, storta e stretta in un disgusto perfino minaccioso. Un’espressione del genere si ripercuote sulla voce, pronunciata come col sapore acerbo sulla lingua, e sul modo di comportarsi secco e amaro.

Un trucco alto e naturale della lingua: dare significati sottili e complessi eppure immediati e pervî attraverso il riferimento a un’espressione del viso comune per tutti — pare — in ogni tempo.

Parola pubblicata il 27 Gennaio 2020