Assillare

as-sil-là-re (io as-sìl-lo)

Significato Tormentare, molestare, importunare; smaniare

Etimologia dal latino asìlus ‘assillo, tafano’, di origine incerta.

  • «È un dubbio che continua ad assillarmi.»

È un verbo capace di evocare con il suono il senso profondo della scocciatura, del disagio, fino addirittura al tormento e, in una certa misura, il soffocamento. Si apre con una a subito indurita dal raddoppiamento della s sorda che sfrega sulla lingua. Continua con una i che quasi stride per essere poi appesantito da una doppia l che fa ricadere sul petto il senso della molestia, del disagio.

La sua etimologia è parzialmente oscura. Infatti, nulla si sa con certezza della parola latina da cui deriva, asìlus, che significa ‘tafano’. E in questo riferimento c’è tutta la potenza di senso del verbo assillare: il tormentare dell’insetto. L’assillo, ancor prima di essere il disagio causato da un pensiero fisso o da un comportamento molesto ed insistente di qualcuno, è il fastidioso pungere di un insetto aggrappato alla pelle, anche chiamato estro.

Può pregiarsi di una notevole comparsata in mitologia, nel mito di Io: Zeus, preso da desiderio per la giovane Io, si celò con una nebbia magica per poterla violentare senza che la moglie Era lo scoprisse. Ella però vedendo il nebbione (ci racconta Ovidio nelle Metamorfosi) s’insospettì. Io fu dissimulata in giovenca da Zeus nel tentativo di mascherare il tradimento, ed Era mangiò la foglia, si fece consegnare la giovenca e la lasciò guardata a vista dal mandriano con cento occhi Argo. Non paga di tale punizione, quando Ermes fece fuori Argo, Era le inflisse l’assillo, che la pungolava ostinatamente e la portò a peregrinare in giro per il Mediterraneo alla ricerca di sollievo; passò il Bosforo (‘passaggio della giovenca’) e giunse fino in Egitto, dove fu finalmente liberata.

Fra i significati più desueti del verbo assillare, nella sua forma intransitiva, troviamo lo smaniare, in non riuscire a stare fermo, essere in preda all’eccitazione. Questo senso è perfetto, quindi, per descrivere la smania che prende al nipotino quando gli promettiamo di portarlo al Luna Park: inizia ad assillare per tutta la casa e non si riesce a calmarlo fino a sera inoltrata. Ma è più comune trovare questo verbo in forma transitiva, quando ad esempio intimiamo al tizio che alla festa si fa troppo insistente di smetterla di assillarci, o quando assilliamo l’amica perché ci dia quel numero di telefono.

L’assillo, con il suo pungere e tormentare, da mero insetto ha spiegato le sue alucce ed è volato dal mondo entomologico a quello psicologico e spirituale. Con ciò, se possibile, provoca dolori e molestie ancor peggiori, diventando anche e soprattutto, ormai, il pensiero continuo, il chiodo fisso che diventa fardello morale. Pensiamo all’assillo del gioco d’azzardo o dell’alcol e al peso che possono avere nella vita di una persona rispetto al tafano attaccato al fianco.

È una parola che può sembrare ordinaria, ma cela dentro di sé uno dei tanti collegamenti archetipici che costituiscono la scacchiera su cui le lingue disputano le loro partite a scacchi, tra etimologia, semantica, morfologia e cambiamento linguistico.

Parola pubblicata il 05 Marzo 2023