Bica

bì-ca

Significato Mucchio di covoni di grano o di altri cereali; mucchio

Etimologia dall’ipotetica voce longobarda biga ‘mucchio’.

La dimestichezza recessiva con la vita dei campi ci fa percepire questa parola ormai come più ricercata e strana di quanto non sia stata fino a pochi decenni fa. Ma è un termine che ha molto da dare.

I fasci di spighe recise e raccolte insieme, i covoni, possono essere lasciati a seccare da soli, o essere raccolti in biche — mucchi, talvolta modesti, di pochi fasci che si reggono in piedi l’uno contro l’altro, oppure imponenti, simili a edifici. In ogni modo, elementi che punteggiano e sanno caratterizzare un paesaggio.

(Questo è il Campo con biche di grano di Van Gogh.)
Un termine umile: è uno di quelli che sono graniti durante la gestazione dell’italiano a partire dalla lingua longobarda. La voce ricostruita biga, con ampi confronti nelle lingue germaniche, aveva proprio il significato di ‘mucchio’, e con buona probabilità si è toscanizzata in bica. (La biga in quanto carro non c’entra niente: l’aggettivo bigae è una probabile contrazione d biiugae, cioè ‘dal doppio giogo’.)

Ma l’aura domestica della bica ne ha invitato un uso esteso: la bica è diventata in genere il mucchio — non disordinato, ma che nell’accrescimento segue una sua logica operativa. Così certamente potremo parlare delle biche raccolte sull’aia, o di come si riposa abbandonati su una bica, ma anche delle biche di spazzatura che si formano in casa in attesa che qualcuno ceda e la porti via, della bica di cuscini su cui si sistema il bambino, della bica di libri senza scaffale che s’innalza sul tavolo.

Un’immagine precisa ed evocativa, molto radicata e senz’altro poetica. A cui si aggiunge un uso specifico particolarmente lieto: la bica è anche il mucchio di escrementi bovini. Così nel campo, accanto alle biche di grano troveremo ampie biche di mucca, mentre una bica di bue ci accoglie all’ingresso della fattoria. Un vero concetto-chiave dei campi.

Parola pubblicata il 15 Ottobre 2020