Bolero
bo-lè-ro
Significato Danza o aria popolare spagnola; canzone dal ritmo lento e ballabile di alcune zone dell’America Latina, originaria di Cuba, con genesi e caratteristiche differenti dal bolero spagnolo. Giacchetta aperta sul davanti, con o senza maniche, dal caratteristico taglio corto, alla vita. Cappello di feltro nero rotondo
Etimologia controversa; probabilmente, in relazione con lo spagnolo bola, ossia ‘palla’ e ‘balla, fandonia’.
Parola pubblicata il 02 Gennaio 2022
Le parole della musica - con Antonella Nigro
La vena musicale percorre con forza l'italiano, in un modo non sempre semplice da capire: parole del lessico musicale che pensiamo quotidianamente, o che mostrano una speciale poesia. Una domenica su due, vediamo che cos'è la musica per la lingua nazionale
In spagnolo l’aggettivo bolero significa fanfarone (uno che racconta bolas, balle), ma è anche il sostantivo che indica il ballerino di bolero, la musica, la danza, la giacchetta corta e il cappello. In italiano abbiamo acquisito il termine e quasi tutti i suoi significati, a eccezione di fanfarone e ballerino. Proprio su questo punto l’etimologia… traballa, poiché è difficile spiegare lo slittamento semantico dalla bola al ballerino. Esistono altre proposte etimologiche, per esempio dal verbo volar, oppure dal nome delle zingare che per prime danzarono il bolero, chiamate boleras per via delle palline intrecciate d’oro (bolitas de pasamanería) che ornavano i loro vestiti. Il ballo potrebbe aver avuto, quindi, un’origine gitana.
Comunque in musica i boleros sono due: uno spagnolo e uno cubano. Vediamo prima quello spagnolo, più antico, che si balla in coppia. È tipicamente accompagnato da chitarra, pandero e nacchere; la musica è in tempo ternario e con andamento moderato.
Nel 1642 già si eseguiva un passo denominato boleo o voleo (pronuncia: bolèo, volèo), ma le fonti indicano che il bolero vero e proprio nacque intorno al 1780 e che si basava sulla seguidilla, danza vivace in ritmo ternario. La paternità del bolero è alternativamente assegnata a due ballerini, Sebastián Lorenzo Cerezo o Antón Boliche, quest’ultimo di origine zingara.
Il compositore e chitarrista Fernando Sor nel 1835 affermò: «ciò che costituisce il bolero è soltanto l’aria e non il ritmo d’accompagnamento». Così era concepito all’epoca, quando il bolero furoreggiava in ogni strato sociale della Spagna; veniva eseguito anche in teatro, tra un atto e l’altro della rappresentazione principale, come intermezzo. Fu addirittura considerato baile nacional e vennero aperte Accademie bolerológicas.
Proprio Sor fu tra i primi a comporre boleros come musica d’arte. Nel frattempo il successo di questo genere aveva varcato i confini nazionali; ne scrissero anche Beethoven, Weber, Chopin e altri. Verdi inserì un magnifico bolero ne Les vêpres siciliennes.
Il ritmo del bolero finì per avvicinarsi a quello tradizionale della polonaise, come nella scansione martellante del celeberrimo Boléro di Ravel, composizione che inizialmente ebbe il titolo Fandango, danza affine al bolero. Il pezzo fu richiesto nel 1928 dalla danzatrice Ida Rubinstein, che desiderava un balletto di carattere spagnolo. Dopo alcuni ripensamenti, Ravel infine lo compose, descrivendolo ironicamente come il suo ‘unico capolavoro… che purtroppo non contiene musica’!
La forza prorompente del bolero è tale che ha ispirato la formula ritmica binaria e ostinata del ritornello della canzone Con te partirò, cavallo di battaglia di Andrea Bocelli.
A proposito di cantanti, il famoso tenore, compositore e didatta Manuel García, incluse alcuni bolero nel repertorio delle sue tournée in Europa, Stati Uniti e Messico, esportandolo fino al Nuovo Mondo, dove impazzò nel periodo coloniale. Tuttavia, il bolero cubano soppiantò quello spagnolo; nacque infatti da forme autoctone del XIX secolo, ibridate con elementi africani e si diffuse nei Caraibi. Caratterizzato da testi malinconici, è in tempo binario, invece che ternario, e il suo fondatore è considerato Pepe Sánchez, autore di Tristezas (1883). L’armamentario ritmico è costituito da bongo, claves e maracas. A partire dagli anni Venti del Novecento furono create casas de baile che favoriranno una maggiore popolarità del bolero cubano.
Durante una grigliata abilmente preparata dal giovane dottore Ernesto Guevara, Lucho Gatica, detto El Rey del bolero (qui in Bésame mucho) cantò i brani che avrebbe poi presentato trionfalmente in Messico. Così, fra tanghi e boleri, s’incrociarono le vite di due famosi personaggi.