Ogni

ó-gni

Significato Ciascun elemento singolo di un insieme omogeneo; anche con valore distributivo

Etimologia dal latino omnis ‘ogni, tutto’.

Alcuni concetti vicini tendono ad essere impastati, nella lingua. Se pensiamo alla parola ‘tutto’, ci accorgiamo facilmente come in essa convivano anime simili, ma differenti: il ‘tutto’ singolo di quando mi mangio tutto il tiramisù o leggo tutto il libro è diverso dal ‘tutto’ riferito a collettività o plurali, come quando saluto tutte le persone che incontro o leggo tutti i libri. Infatti può riferirsi a un’unità continua e inconsutile, integralmente completa, così come a una totalità ricavata da una somma di elementi singolari, discreta, granulare. Che non sia una differenziazione sofisticata e oziosa è testimoniato dall’ogni. Anzi testimonia che si tratta di una differenziazione popolare. Ancora una volta, scendiamo nella nostra mente scendendo nella nostra storia.

‘Ogni’ è figlio del latino omnis, che di solito si traduce alla buona come ‘tutto’. Se in latino totus, padre di ‘tutto’ aveva in modo precipuo quei significati di tutto-intero che dicevamo (mangio tutto il tiramisù, sono tutto emozionato), era l’omnis ad essere impastato coi significati di ‘tutto intero’ e di ‘ciascuno’. Nel passaggio al volgare, la situazione si è ribaltata: la progenie del totus ha esteso i suoi significati, mentre quella dell’omnis, e in particolare l’ogni di cui parliamo, li ha selezionati. (Coi medesimi significati c’era anche il cunctus, anch’esso ambivalente, ma si è spento completamente.)

L’aggettivo ‘ogni’ ci racconta un ‘ciascuno’, un ‘tutti gli elementi di un insieme omogeneo’, intesi come singoli, anche in una sfumatura distributiva che ne volge la costanza su periodi e scadenze (devo prendere questa medicina ogni sei ore). Questa precisione — anche se non ce ne accorgiamo perché la sorte umana è quella di trascinarsi in automatismi spensierati per la quasi totalità del tempo dell’esistenza — è dirompente. Facciamo un esempio.

Se dico che ci vediamo tutti i giorni, ho come risultato la rappresentazione di un pappone indefinito e plurale di giornate, caratterizzate dal fatto che ci vediamo: proprio dal punto di vista immaginativo (e sonoro, ‘tutto’ è esplosivo), proprio nella dimensione della rappresentazione mentale l’effetto è più massiccio ma più sfocato.
Invece, se dico che ci vediamo ogni giorno, salvo la singolarità. Questo significa che non affastello rotazioni terrestri e vicende, ma rappresento un evento (che si ripete indefinitamente) in maniera definita, nel suo accadere. ‘Ogni’ ha perso ogni vestigio di plurale. È un tutto, un insieme completo di singoli.

Com’è più drammatico dire che te lo devo ripetere ogni singola volta! Come scandiscono il tempo, i ricordi che ci siamo portati a casa da ogni nostro viaggio, come è analitica l’affermazione fuori da ogni dubbio. Il tutto qui si sgrana, ed è nello sgranato che sta la nostra esperienza normale: le concezioni del tutto sono riservate a momenti alti.

Parola pubblicata il 23 Dicembre 2021