Brogliaccio
bro-gliàc-cio
Significato Registro di prima nota, scartafaccio, bozza, prima stesura
Etimologia dal francese brouillard ‘prima nota’, da brouiller ‘disordinare’, ma propriamente ‘mescolare’, da brou ‘brodo’, di origine germanica.
- «Ho appuntato tutto su un brogliaccio, ve lo mostro, ma mi raccomando, discrezione.»
Parola pubblicata il 05 Giugno 2025
Questa parola ci mostra un equilibrio speciale fra alto e basso. Infatti è una parola di un registro abbastanza elevato, forte di una certa ricercatezza, che viene usata per indicare oggetti non proprio dappoco, e che però sono descritti con una modestia che arriva dritta allo spregio — a partire da una figura umilissima.
Il francese brouiller significa ‘mescolare’, ed è derivato di brou ‘brodo’, un termine di origine germanica — l’antico alto tedesco brod è alla base anche del nostro ‘brodo’.
Brouillard prende il significato di ‘prima nota’ nel senso di prima stesura scritta male, buttata là in puro disordine: il ‘mescolare’ del brouiller passa facilmente al significato di ‘disordinare’. Quindi, a partire dal coacervo del brodo che sobbolle nella pignatta, arriviamo allo scartafaccio, al registro di prima nota, alla prima stesura. E tale è il brogliaccio.
Non faccio brogliacci della lista della spesa, però. Non scrivo brogliacci dell’agenda di una giornata ordinaria, non stendo brogliacci delle spese previste, se sono solite. Il brodaccio disordinato del brogliaccio è riservato a questioni di livello.
Posso fare un brogliaccio della lista della spesa sì, se è la spesa per la grande festa, che ne richiede una lunga e complessa, e su cui ci dovremo confrontare; posso fare un brogliaccio dell’incastro degli impegni della trasferta di lavoro, e faccio un brogliaccio delle spese previste per la vacanza del tutto nuova. Ancora, è un brogliaccio quello su cui facciamo i conti col fornitore, foglio volante ma di serietà contrattuale; in un vecchissimo diario troviamo un brogliaccio di un racconto famigliare che abbiamo sentito cento e cento volte; e mettendo tante mani avanti l’autrice dà all’editor un brogliaccio di ciò su cui sta lavorando, per avere le prime impressioni.
Qui è forte un certo understatement, un certo asteismo, una qual minimizzazione della bozza — non è un broglio, non è un ipotetico brogliardo, è proprio un brogliaccio, accio accio. (Peraltro, se ce lo stiamo chiedendo, ovvio che sì, anche l’imbroglio e lo sbrogliare fanno aggio sul caos del brodo.) Ma lo spregio non svilisce il brogliaccio: sminuendo, alluma l’importanza di ciò di cui è prima bozza, e paradossalmente così lo eleva. Lo fa in maniera molto più intensa della minuta, e molto più fattiva di schizzi e abbozzi.
Una gran tonalità, che nel suo gioco riflesso di umiltà e prestigio adombra una certa padronanza pratica della lingua.