Bronzeo
brón-ze-o
Significato Che è fatto di bronzo, che ha il colore del bronzo, che è forte e duro come il bronzo, che risuona come il bronzo
Etimologia da bronzo, probabilmente di radice persiana birinǧ, cioè ‘bronzo, ottone’, forse attraverso una voce dialettale ricostruita come burunz e intermediario sconosciuto.
- «Gli ha risposto con voce bronzea.»
Parola pubblicata il 08 Settembre 2024
Quando il 16 agosto 1972, a Riace Marina, in Calabria, furono rinvenuti per caso e a soli otto metri di profondità due meravigliose statue greche databili al V secolo a.C., completamente in bronzo e raffiguranti due guerrieri barbuti e nudi, l’archeologia e la storia dell’arte furono scosse da un terremoto, perché l’impeccabile stato di conservazione e soprattutto il materiale di queste sculture le rendeva due eccezionali testimonianze, insieme a pochissime altre statue a noi pervenute, della scultura bronzea dell’antica Grecia.
Perché così pochi esemplari di statue in bronzo sono sopravvissuti ai secoli? Essendo un materiale molto pregiato, le statue considerate vecchie e inutili o troppo rovinate per il trascorrere del tempo, delle mode, degli imperi e delle passioni, venivano fuse e la preziosa lega di rame e stagno riutilizzata per fare altro. Di ciò che fu la gloriosa scultura bronzea greca noi abbiamo testimonianze posteriori, di epoca ellenistica o romana, grazie alle innumerevoli copie marmoree.
Il bronzo è antichissimo: l’umanità lo ha utilizzato sin dal 3400 a.C., approssimativa data di inizio dell’età che ne porta il nome, perché utensili e armi furono prodotti principalmente con questa lega. Ha proprietà notevoli quali la plasticità quando la percentuale di stagno è più bassa, la durezza quando più alta, una forte resistenza agli agenti esterni. Le porte monumentali sono in bronzo (ricordiamo quelle del Battistero di Firenze, che portano firme celebri come Pisano e Ghiberti), le medaglie che circolavano tra le corti rinascimentali (segnaliamo la medaglistica di Pisanello) e le monete, passate di mano in mano, di tasca in tasca. Il colore bruno del bronzo varia nelle gradazioni da sfumature più rosate a grigiastre e verdognole, sia per la differente composizione in percentuale, sia per procedimenti volti a preservarlo dall’ossidazione.
Ciò che è bronzeo è fatto di bronzo: gruppi bronzei, statue bronzee, utensili bronzei riempiono i musei. Questo aggettivo esprime la durezza e la forza quando un sansone dai muscoli bronzei arriva provvidenziale ad aiutarci con le valigie. Bronzeo indica anche il colore, come la pelle quando esposta al sole, il manto di un cavallo che spazzoliamo con cura, le tue iridi castane nell'ombra di un portico alla controra. Bronzeo è il suono delle campane, il clangore proveniente dalla fucina, la voce stentorea del professore che esamina i candidati. È poetico, perché è un materiale che si fa suono, colore e tensione, con quel tanto di ruvidezza e freddezza che gli conferisce il nome.
La parola bronzo, così corta e brusca, ha origini lontane: non deriva dal latino (in questa lingua si diceva aes), e sembra essere giunta in italiano attraverso le grandi porte d’oriente che erano le repubbliche marinare. Però le esatte vie linguistiche sono dibattute. Nata forse nel persiano birinǧ, cioè ‘bronzo, ottone’, può essersi evoluta in una forma dialettale ricostruita come burunz, che ha contaminato le altre lingue. Misteriosa, insomma, ed è ironico che una lega così polivalente e importante per la civiltà, tanto da esser antica quasi quanto il genere umano stesso, abbia un nome dalle origini semisconosciute, che si perdono nelle pieghe dei secoli e delle distanze.